Una vicenda lunga e complessa quella che ruota attorno alla struttura alberghiera “Marechiaro” di Gizzeria Lido, tornata in auge tra i politici a partire dalla scorsa tornata delle regionali quando è diventato luogo bipartisan di conferenze stampa, incontri, annunci.
Ora, dopo anni di corsi e ricorsi giudiziari, è stata scritta la parola fine in calce con tre assoluzioni perché il fatto non sussiste ed una sentenza di non luogo a procedere.

Coinvolti l’attuale consigliere regionale della Lega Pietro Raso che all’epoca dei fatti era sindaco di Gizzeria e assistito dall’avvocato Salvatore Cerra, Paolo Sauro, imprenditore titolare dell’hotel, difeso da Francesco Gambardella, il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Gizzeria, Domenico Mazzocca, difeso dall’avvocato Vincenzo Genovese, e Gino Cesare Mauro, progettista, difeso dall’avvocato Francesco Gambardella.

Le accuse e la ricostruzione dell'accusa

Gli imputati erano accusati, a vario titolo ed ognuno nelle rispettive qualità, di falsità ideologica ed abuso d’ufficio. In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria della Procura Paolo Sauro e Mauro avrebbero, con il fine di ottenere le concessioni demaniali marittime stagionali per la struttura, concorso affinché fosse rappresentata falsamente la situazione dell’arenile e della linea costiera risalente al 2010, «non aggiornata e difforme dall’attualità, la cui fedele descrizione avrebbe comportato il mancato accoglimento delle istanze, ricadendo l’area oggetto di concessione in mare e più precisamente in corrispondenza della foce del lato “La Vota” – sottratta alla balneazione – ed aver altresì omesso di allegare la documentazione fotografica del tratto costiero interessato, in violazione di quanto disposto dal Piano di indirizzo regionale sull’utilizzo del demanio marittimo».

Il vincolo del Lago La Vota

Sempre secondo l’accusa, il responsabile dell’ufficio tecnico avrebbe avrebbe attestato falsamente la regolarità urbanistico demaniale delle pratiche relative alle richieste di concessione demaniale marittima stagionale del lido “Grand Hotel Marechiaro” «inducendo altresì in errore la Regione Calabria la quale rilasciava il 26 giugno 2017 e il 14 giugno 2018 i pareri vincolanti di competenza in senso favorevole al rilascio delle concessioni demaniali stagionali sulla base di una rappresentazione progettuale – secondo l’accusa – dello stato di fatto della costa riferibile al 2010, diversa da quella in atto al momento delle richieste presentate dal titolare del “Grand Hotel Marechiaro”, divenuta incompatibile con l’accoglimento delle richieste per la presenza del lago “La Vota” in corrispondenza dell’arenile assegnato».

Sempre allo stesso fine, Mazzocca avrebbe omesso di richiedere la documentazione fotografica del tratto costiero interessato, rilasciando a Sauro le concessioni demaniali marittime stagionali «sulla base degli elaborati progettuali macroscopicamente falsi con riferimento alla situazione dei luoghi rappresentata».

Le accuse all'attuale consigliere della Lega

Per l’allora sindaco Pietro Raso l’accusa, invece, riguardava l’emissione di un'ordinanza, nell’interesse del “Grand Hotel Marechiaro”, con la quale veniva stabilito il divieto di navigazione per tutte le imbarcazioni per l’intera stagione balneare (dalle 8 alle 20), «ordinanza illegittima per competenza rientrando la regolamentazione del traffico marittimo nelle attribuzioni esclusive del Corpo della Capitaneria di Porto, privando cittadini e pescatori della possibilità di accedere al canale navigabile “laghi La Vota” per gli usi di svago e lavoro».

La sentenza

Il Gip di Lamezia Terme Francesco De Nino, conformemente alle richieste formulate dal pubblico ministero Falcone e dei difensori, ha assolto gli imputati perché il fatto non sussiste, ed ha emesso, nei confronti di Mazzocca, il quale non aveva formulato richiesta di rito alternativo, sentenza di non luogo a procedere.