Per non discriminare gli immigrati, e quindi ottenere consenso politico, Mimmo Lucano non faceva pagare agli stranieri i diritti di segreteria presso l’anagrafe del Comune per il rilascio di documenti d’identità. È quanto emerso dalla testimonianza resa in aula dal maresciallo della Guardia di Finanza Cosimo Lenti, teste della pubblica accusa nel processo all’ex sindaco di Riace e ad altri 25 imputati accusati in concorso di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa e abuso d’ufficio sulla gestione dei progetti di accoglienza ai migranti.

Il periodo preso in esame nelle indagini condotte dal finanziere va dal 2012 al 2017. «Si tratta di somme non corrisposte di 5,50 euro per ogni documento – ha riferito il teste - per un ammanco di 12 mila euro in sei anni di gestione. Il sindaco Lucano era responsabile dell’anagrafe del Comune e a lui erano demandati tutti i compiti per il rilascio dei documenti».

Alla luce di ciò il pubblico ministero ha chiesto che siano sentiti come testimoni tre impiegati dell’anagrafe comunale riacese, trovando l’opposizione delle difese. Il giudice Accurso scioglierà la riserva nel corso delle prossime udienze. Sotto la lente delle Fiamme Gialle anche la falsificazione di alcuni documenti d’identità rilasciati a cittadini stranieri, che risultavano residenti in alcune strutture intestate alle associazioni che gestivano i progetti di accoglienza. Il processo riprenderà il prossimo 25 febbraio.