Al via l’istruttoria dibattimentale con l’esame testimoniale del maggiore Giuseppe Sacco che ha firmato l’informativa conclusiva con la quale la Dda di Catanzaro ha chiesto le misure cautelari al gip distrettuale
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L'istruttoria dibattimentale del processo Athena è entrata finalmente nel vivo. Nel corso dell'udienza, che si è celebrata presso il tribunale di Castrovillari, la Dda di Catanzaro ha esaminato il Maggiore Giuseppe Sacco, già comandante del Nucleo Investigativo di Cosenza e attuale capo della Compagnia carabinieri di Sesto San Giovanni. Poi è toccato alle difese controesaminare il teste di polizia giudiziaria.
Il pubblico ministero Alessandro Riello, che ha coordinato l'indagine Athena, ha citato colui il quale ha firmato l'informativa generale. Sacco, durante l'esame testimoniale, ha parlato in via generale della presunta associazione mafiosa che, secondo la Dda di Catanzaro, già prima del 2018 sarebbe stata formata dagli esponenti delle famiglie mafiose degli Abbruzzese e dei Forastefano di Cassano Ionio.
Ricordiamo che i due clan, così riconosciuti da sentenze passate in giudicato, un tempo erano acerrimi nemici. Omicidi su omicidi, vendette su vendette. E poi la cosiddetta "pax mafiosa".
Il primo segnale, secondo quanto emerso in udienza, è arrivato quando alcuni degli imputati presenti nel processo Athena avrebbero danneggiato un noto resort situato nella Piana di Sibari, di cui ci siamo occupati in un altro servizio. Da qui dunque avrebbe preso forma il procedimento penale per i reati di associazione mafiosa ed estorsione, reati estesi poi a intestazione fittizie di beni e narcotraffico.
Ad inizio del 2018 gli investigatori del Nucleo Investigativo di Cosenza hanno iniziato ad accendere i riflettori sulle cosche di 'ndrangheta della Sibaritide. Indagine Athena cominciata prima dell'omicidio di Leonardo Portoraro, ucciso nel giugno del 2018 a Villapiana in pieno giorno.
Nel controesame, le difese hanno incalzato il teste sulle direttive investigative generali dell'indagine Athena, chiedendo riferimenti nello specifico sulle presunte condotte illecite di Rosaria Abbruzzese. Per i difensori, la donna avrebbe accompagnato il marito Rocco Abbruzzese a Cosenza senza compiere alcuna attività illegale nell'ambito del presunto narcotraffico contestato sia agli Abbruzzese di Cassano Ionio che a quelli di Cosenza, nonché ad altri soggetti legati al clan degli "zingari" di via Popilia.
Gli imputati che sono stati rinviati a giudizio sono:
- ABBRUZZESE Celestino, 76 anni
- ABBRUZZESE Rosaria, 50 anni
- BENEDETTO Gennaro, 59 anni
- CAIRO Katia, 37 anni
- CERCHIARA Alessia, 31 anni
- FALBO Domenico, 46 anni
- FALBO Giuseppe, 44 anni (caso di omonimia con un soggetto, classe 1967, estraneo al processo)
- FERRARA Emilio, 47 anni
- GIANNICOLA Tiziana Antonietta, 55 anni
- GUIDI Marco, 34 anni
- LAINO Luca, 39 anni
- LO TUFO Antonio, 57 anni
- LO NIGRO Francesco, 55 anni
- MARTUCCI Massimiliano, 45 anni
- MASTROTA Lucia, 67 anni
- MILITO Rocco, 51 anni
- MITIDIERI Giuseppe, 34 anni
- ROVITTI Vincenzo, 48 anni
- RUSSO Giancarlo Quintino Pio, 70 anni
- RUSSO Mario, 30 anni
Nel collegio difensivo figurano, tra gli altri, gli avvocati Giorgia Greco, Tanja Argirò, Antonio Iorio, Guido Siciliano, Luigi Malomo, Riccardo Rosa, Cesare Badolato, Luca Donadio, Enzo Belvedere e Luca Cianferoni,