È uno dei procedimenti contro la ‘ndrangheta più importanti e corposi della storia al crimine organizzato, eppure due giudici del collegio che il 31 ottobre ha pronunciato a Reggio Emilia la sentenza del processo 'Aemilia' non hanno una scorta assegnata. Si tratta di Francesco Maria Caruso, attuale presidente del tribunale di Bologna e di Andrea Rat.

 

La circostanza, secondo quanto si apprende da ambienti giudiziari, desta preoccupazione soprattutto: tra questi, il gesto di Francesco Amato, imputato condannato che il 5 novembre è rimasto asserragliato per ore in un ufficio postale, prendendo ostaggi, e l'intimidazione ricevuta ieri dall'avvocato Rosario Di Legami, amministratore giudiziario di molti dei beni sequestrati nel processo. Nella sede del suo ufficio di Palermo, inoltre, è stata recapitata una busta con escrementi.

 

Si tratta di episodi che preoccupano l’associazione Libera, in particolare Daniele, che in una nota specifica come «in generale, a persone che hanno responsabilità di questo tipo va garantita la massima sicurezza, dice Daniele Borghi, referente di Libera in Emilia-Romagna, che ha seguito dall'inizio il processo concluso con condanne per oltre 1.200 anni di carcere. Per Borghi «sono segnali preoccupanti: 1.200 anni di carcere sono tanti, è abbastanza naturale che ci sia tensione».