Sette anni e 11 mesi di reclusione. È questa la condanna invocata dal pubblico ministero Michele Permunian al termine della sua requisitoria nei confronti di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace (oggi assente in aula) accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e truffa. Complessivamente il pm ha chiesto pene per 66 anni di carcere e 3 assoluzioni nei confronti di 27 imputati nel processo scaturito dall’indagine Xenia, condotta dai finanzieri del Gruppo di Locri su presunte irregolarità nella gestione dei migranti nel piccolo comune del reggino.

«A Riace comandava Lucano. Era lui il dominus assoluto – ha detto il pm in aula nel corso del suo intervento - La vera finalità dei progetti di accoglienza a Riace era creare determinati sistemi clientelari - ha proseguito - Lucano ha fatto tutto questo per un tornaconto politico-elettorale e lo si evince da diverse intercettazioni. Contava voti e persone. E chi non garantiva sostegno veniva allontanato».

Secondo il pm «La confusione amministrativa e le criticità riscontrate a Riace sono state uniche. Ciò non significa che in altri Sprar italiani non vi siano state delle criticità, ma a Riace ha rappresentato un unicum per il numero di anomalie riscontrate e per la pervicacia a non correggerle». Per l’accusa «A Lucano si rivolgevano i riacesi per ottenere un’occupazione all’interno delle associazioni, il tutto a prescindere da una valutazione sulle competenze in materia di immigrazione. Il corrispettivo per l’assunzione si sarebbe tramutato nel sostegno elettorale nei confronti della compagine politica riconducibile al sindaco».

Il movente politico

«Numerose conversazioni dimostrano in modo netto che l’agire, anche illecito, di Lucano è determinato da interessi di natura politica – ha evidenziato ancora il pubblico ministero - In particolare, tramite la costituzione delle associazioni e soprattutto, tramite l’assunzione diretta di personale, principalmente nell’associazione Città Futura, riesce a distribuire lavoro, o meglio, sostegni economici. Dalle intercettazioni – ha sottolineato l’accusa - emerge che molti riacesi coinvolti nelle associazioni di fatto non lavorano pur percependo lo stipendio dalle stesse. Tuttavia Lucano non denuncia e non sospende i progetti perché “a lui è la politica che lo frega”, ovvero agisce perché quelle assunzioni rappresentano voti che ritorneranno in sede elettorale. Tanto che in una intercettazione vengono addirittura contati i voti in base alle famiglie di riferimento».

Di seguito le richieste di condanna di tutti gli imputati:

Abeba Abraha Gebremarian – 4 anni e 1 mese di reclusione

Giuseppe, detto Luca, Ammendolia – 3 anni e 2 mesi

Nicola Audino - 4 anni

Assan Balde – 2 anni

Fernando Antonio Capone – 7 anni e 5 mesi

Oberdan Pietro Curiale – 4 anni e 2 mesi

Prencess Daniel – 2 anni

Alberto Gervasi - Assoluzione

Cosimina Ierinò – 4 anni e 10 mesi

Oumar Keita – 2 anni

Domenico Latella – 1 anno e 1 mese

Domenico Lucano – 7 anni e 11 mesi

Nabil Moumen - Assoluzione

Cosimo Damiano Musuraca – 2 anni

Gianfranco Musuraca – 4 anni e 1 mese

Antono Santo Petrolo - Assoluzione

Salvatore Romeo – 4 anni e 3 mesi

Maurizio Senese – 1 anno

Domenico Sgrò – 6 mesi

Giuseppe Sgrò – (deceduto)

Maria Taverniti – 3 anni

Lemlem Tesfahun – 4 anni e 4 mesi

Filmon Tesfalem – 2 anni

Jerry Tornese – 4 anni e 2 mesi

Renzo Valilà – 1 anno e 6 mesi

Rosario Antonio Zurzolo – 1 anno

Annamaria Maiolo – 4 anni e 3 mesi

Adesso la palla toccherà alle parti civili e alle difese, prima dell’ingresso in camera di consiglio del collegio previsto a fine settembre.