VIDEO |L'emergenza sanitaria in corso ha reso necessario lo stop alle celebrazioni religiose anche nelle chiese calabresi. Le parole di speranza del presidente della Conferenza episcopale calabra
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Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri a causa dell’emergenza coronavirus ha sospeso fino al 3 aprile tutte le cerimonie civili e religiose e quindi anche la celebrazione della messa. Sono consentiti l’apertura e l’accesso ai luoghi di culto purché si evitino assembramenti e si assicuri la distanza tra i frequentatori non inferiore a un metro. E in un momento di grande difficoltà anche la Chiesa condivide la preoccupazione comune che sta interessando il Paese.
La vicinanza della Chiesa
Per questo in un momento così delicato caratterizzato da forti restrizioni, nel quale già Papa Francesco ha mandato il suo messaggio di speranza, anche l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace e Presidente della Conferenza episcopale calabra mons. Vincenzo Betolone, nella prima domenica senza celebrazioni religiose in Calabria, rivolge il suo pensiero ai malati, agli anziani e in particolare a chi, in questo momento, nei nostri ospedali sta lottando contro l’infezione del coronavirus oppure è in quarantena nelle abitazioni private.
Il messaggio di Mons. Bertolone
«Fedeli carissimi, il verificarsi nella nostra vita quotidiana di scene che fino a ieri ritenevamo possibili solo al cinema, sta provocando dolore e sofferenza, condivisi con il resto d’Italia e le altre Nazioni coinvolte nella diffusione epidemica da Coronavirus. In questi giorni avrei dovuto compiere la visita pastorale nella forania di Chiaravalle ed una serie di altre attività pastorali. L’emergenza presente, sempre più stressante, e la necessità di rispettare le stringenti norme dettate a tutela della salute pubblica in quest’ora grave e difficile suggeriscono un prudente rinvio. Ma se pure non potrò essere fisicamente tra voi continuerò ad esserlo con il cuore».
«Non perdete la fede»
«Abbiate fiducia – dice mons. Bertolone -, non perdete la fede: accogliete le mie parole come un delicato segno di affetto da parte di un Pastore che si propone di camminare davanti, accanto e dietro al gregge che il Signore gli ha affidato e di sostenerlo soprattutto nei momenti della difficoltà e della prova. Con queste parole esprimo vicinanza ai malati, agli anziani in ospedale o in quarantena nelle abitazioni private. A voi dico di lasciare con docilità d’animo che sia la luce della fede in Gesù risorto, che dona salute e salvezza al mondo, a sanare le ferite delle sofferenze, umane e spirituali».
Un pensiero a operatori sanitari e forze dell'ordine
«Un pensiero di gratitudine, riconoscenza e ammirazione poi per il personale sanitario e parasanitario, i medici e gli infermieri che in queste ore convulse stanno assicurando, con grande umanità ed in molti casi sprezzo del pericolo, un prezioso servizio di professionalità e di dono oblativo per tutti noi. Un pensiero affettuoso rivolgo anche alle forze dell’ordine ed agli uomini ed alle donne delle istituzioni impegnati nella gestione dell’emergenza: compito non facile, il loro, che per essere svolto al meglio necessita adesso della collaborazione, della disponibilità e di un forte senso di responsabilità di tutti noi».
La forza della preghiera
Il presidente della Cec è certo: «Tornerà il tempo dell’allegria, dello stare insieme nelle piazze e nelle chiese e noi dobbiamo fare fino in fondo la nostra parte e rispettare la normativa emanata, senza aspettare che ci venga imposta: di fronte a ciò che sta accadendo, un cambiamento nello stile di vita è indispensabile. Trasformiamo uno stato di crisi in opportunità: sia questo il momento, per tutti noi, di intensificare la preghiera quotidiana, da soli e con i nostri familiari. Possano le nostre case diventare cenacoli di preghiera, dove sperimentare la misericordia di Dio, il cui desiderio eucaristico ci spinge ad una più intensa comunione spirituale, con il Signore e con i nostri fratelli. È davvero “forte” la Quaresima che siamo chiamati a vivere, ma auspico che queste limitazioni alle nostre usuali libertà siano anche occasione privilegiata per riflettere sulla nostra umana fragilità e sul senso della vita, nonché per valorizzare gli affetti familiari».
«Tornerà il sole»
«Non è la prima volta che l’umanità si trova a far di conto con il male – ricorda Bertolone -, a patire la sofferenza, in molti casi ad abbandonare affetti e case. Un giorno, però, come dopo ogni alluvione, il sole tornerà a splendere. Ed allora ci ricorderemo della fratellanza che ci ha unito in questi terribili frangenti, e con la tenacia che Dio ci ha donato ricominceremo a lottare perché il sole sia più splendente, i fiori più belli ed il dolore di queste ore sparisca dai nostri cuori e dalle nostre città e paesi».
«Non siete soli»
«Un ultimo invito: giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe, invito tutti a collegarsi con la Parrocchia di san Giuseppe di Catanzaro dove reciterò il rosario e ad esporre un lenzuolo o una candela. Non siete soli: il vostro Vescovo sarà con voi. Vi chiedo di segnalarmi casi di marginalizzazione sociale, di persone e di famiglie bisognose di aiuto, materiale o spirituale, in quanto proverò a dare il conforto e l’aiuto necessario. Non smettiamo mai d’invocare il Signore della vita e medico delle anime e dei corpi, nostro Signore Cristo Gesù! Chiediamo l’intercessione di Maria, Salute degli infermi e dei malati! Invochiamo il patrocinio del santo nostro, Francesco di Paola e di tutti i santi Patroni della Diocesi e delle Parrocchie. Vi benedico tutte e tutti nel Signore, chiedendoVi un ricordo nella preghiera».