Dovranno presentarsi in otto in aula il 19 aprile, gestori della struttura, veterinari di strutture pubbliche e private, per difendersi dalle accuse di una serie di reati connessi alla gestione dei canile di Terredoniche di Mendicino. Gli imputati, accusati, a vario titolo, di reati quali il maltrattamento di animali e l’omissione di atti di ufficio, compariranno davanti al giudice per le indagini preliminari.

 

Il rinvio dell'udienza

«L'udienza è stata rinviata per i soliti cavilli burocratici, ma siamo fiduciosi e siamo certi che il processo andrà avanti anche per altri reati riscontrati» ha detto Paolo Bernini presidente Dpa Onlus e parlamentare del Movimento 5 Stelle presente in tribunale a Cosenza e che negli anni ha tenuto alta l’attenzione sulla questione del canile. «Ci sono trentacinque comuni convenzionati - ha aggiunto - ed è impossibile pensare che questa sia la soluzione al randagismo. Bisogna sterilizzare i cani, non chiuderli nei canili. La situazione, ad oggi, è sostanzialmente invariata».

 

Le indagini

Dalle indagini è emerso che all'interno della struttura, erano presenti circa 900 cani senza i requisiti necessari e in condizione di sovraffollamento che comprometteva il benessere degli animali. Inoltre il canile sorge su un terreno sottoposto a vincolo idrogeologico e i lavori all'interno della struttura sarebbero stati eseguiti senza richiedere l'autorizzazione paesaggistica.

 

Un affare da un milione di euro

«Tra i reati ipotizzati -  sostiene Paola Contursi, legale dell'associazione Dpa Onlus che ha chiesto di costituirsi parte civile - riteniamo ci sia anche la truffa aggravata, perché questo canile usufruisce di erogazioni pubbliche da trentacinque comuni, quindi un danno erariale incredibile. Sarebbe opportuno che i sindaci prendessero atto di questo e si costituissero parte civile. Il business si aggira sul milione di euro all'anno, ciò vuol dire che non conviene far adottare i cani o avviare una campagna di sterilizzazione».