VIDEO | Il sindaco Praticò ha usato toni trionfalistici nel dare la notizia, ma la verità è che il giudice ha accolto l'istanza della società che aveva acquistato l'isola, annullando l'atto di vendita e condannando l'ente alla restituzione di quasi 50mila euro (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Dopo quarant'anni di impegno politico e battaglie portate avanti con le mie amministrazioni succedutesi, finalmente il Comune di Praia a Mare e, per esso, i cittadini praiesi, sono proprietari dell'isola Dino». Questo è l'incipit del comunicato con cui il sindaco di Praia a Mare, Antonio Praticò, ha annunciato alla cittadinanza che l'isola più grande della Calabria, dopo anni di battaglie giudiziarie, è tornata di proprietà comunale con una sentenza del commissario per gli usi civici della Regione Calabria, un magistrato speciale con il compito di regolare i conflitti in materia di legislazione degli usi civici.
Ma la notizia, pubblicata sulla pagina ufficiale del Comune, non ha raccolto solo consensi e, anzi, ha generato una serie di polemiche e commenti al vetriolo. Uno su tutti, quello della consigliera comunale di minoranza Maria Pia Malvarosa, che ha scritto: «Come sempre mentite sapendo di mentire e usate subdolamente le notizie».
La verità dietro i proclami
La città di Praia a Mare in queste settimane è in piena campagna elettorale. Il consiglio comunale si rinnoverà a maggio prossimo e Praticò, che ha indossato la fascia di sindaco per la prima volta nel 1990, sarà ancora protagonista alle urne, anche se non potrà più candidarsi alla guida della città dopo i due mandati consecutivi. Per questo nei commenti c'è chi ha esplicitamente fatto riferimento alle prossime elezioni parlando di realtà travisata. Ma perché? Un primo indizio lo si ricava da un successivo comunicato del Comune, con toni decisamente meno sensazionalistici. Nel secondo documento si parla di otto anni di controversie, e non più di 40 anni, e si fa riferimento a tutto tranne che a una vittoria legale del Comune. Infatti il Comune, contrariamente, dalla vicenda ne esce sonoramente sconfitto.
Chi ha vinto, in realtà, è la società "Isola Dino Srl" che ha acquistato l'isola dalla società "Isola Dino Spa" negli anni '70 e che nel 2005 ha citato in giudizio il Comune di Praia a Mare per ottenere la dichiarazione di nullità nell'atto di vendita del 1962. Nello stesso anno, la Regione Calabria aveva dichiarato l'isola di natura demaniale civica universale, il che, di fatto, rendeva impossibile qualunque tipo di realizzazione. L'imprenditore Domenico Palumbo, titolare della società, riteneva che ciò non fosse stato specificato alla stipula del contratto e chiedeva contestualmente la restituzione del prezzo pagato oltre al risarcimento del danno. Il magistrato, dunque, con la sentenza del 10 marzo scorso, ha accolto la richiesta della società privata facente capo a Palumbo riconoscendo gli usi civici dell'isola ed ha annullato l'atto di vendita. Per questo l'isola è tornata ai cittadini. Oltretutto, il Comune guidato da Praticò, che oggi parla di vittoria, è stato condannato alla restituzione del prezzo pagato dalla "Isola Dino Srl" per l'acquisto dell'isola, una somma pari a € 25.822,84 (i 50 milioni di vecchie lire). Il Comune è stato altresì condannato al pagamento della somma di quasi 22mila euro per le opere di sminamento dell'isola.
La vicenda dalle origini
Nel 1962 il consiglio comunale di Praia a Mare delibera di vendere l'isola Dino per 50 milioni di Lire alla società "Isola Dino Spa", la quale aveva l'intenzione di creare un attrattore turistico internazionale. Negli anni '70 l'intero compendio, l'isola ed alcuni immobili gestiti da alcuni altri imprenditori, viene acquistato dalla "Isola Dino Srl". Il suo progetto di valorizzazione, però, non decollerà mai. Nel 2005 cita in giudizio il Comune di Praia davanti al tribunale di Paola, ritenendo che nel contratto non fossero specificati gli usi civici che non gli hanno consentito di far fruttare l'investimento. Il Comune di Praia addirittura si oppone, dichiarando che all'epoca, nel 1962, non vi era vincoli di uso civico. La sentenza di primo grado, che risale al 2014, invece riconosce gli usi civici ed annulla l'atto di vendita. L'isola torna una prima volta ai cittadini nel 2015, quando il Comune dà esecuzione alla sentenza. Ma la società immobiliare Piceni, che gestiva una delle strutture sull'isola, ritiene che il contratto sia valido, impugna la sentenza e si va in Appello. Ma altri gestori dei beni immobili, tra cui il fratello di Marcello Dell'Utri, in quella occasione eccepiscono il difetto di giurisdizione, cioè ritengono che non sia il giudice civile a dover decidere ma un giudice amministrativo. La Corte d'Appello ritiene fondata la questione e nel 2018 ordina che ad occuparsi della diatriba sia il Commissario per gli usi civici. Quest'ultimo si è pronunciato lo scorso 10 marzo.
Cosa dice davvero la sentenza
La nuova sentenza riconosce nuovamente l'esistenza degli usi civici sull'intero territorio dell'isola Dino, ordina la reintegra del territorio isolano con consegna immediata al comune di Praia a Mare, sancisce la nullità dell'atto di compravendita dell'isola e tutti i contratti derivati (quindi anche quelli di gestione degli immobili, ndr), condanna il Comune di Praia alla restituzione della somma pagata dalla società isola Dino Srl all'atto dell'acquisto e alle somme per lo sminamento del terreno ed infine condanna la società Isola Dino srl al versamento nelle casse comunali di circa 15mila euro per la protratta occupazione del bene, nonché gli altri gestori al risarcimento di piccole somme, la più alta è di circa 8 mila euro. A conti fatti, il Comune di Praia a Mare dovrà sborsare per la sconfitta in tribunale oltre 20mila euro.