La Regione Calabria ha approvato e finanziato il progetto presentato dall'associazione ambientalista Italia Nostra, nell’ambito del POR 2014-2020, per la rimozione dei rifiuti nei fondali dell’Isola Dino, simbolo della città di Praia a Mare. Un investimento da € 40.618,31 che punta, nei prossimi mesi, a tutelare e valorizzare le aree SIC (sito di interesse comunitario) -ZSC (zone speciali di conservazione) dell’Alto Tirreno.

 

«L’iniziativa di Italia Nostra, sviluppata nei confronti della Regione Calabria e del Ministero dell’Ambiente con scritti ed articoli di stampa - si legge in un comunicato dell'associazione - non solo ha sensibilizzato queste Amministrazioni sulla specifica problematica, ma ha orientato la stessa Regione Calabria, come pubblicamente riconosciuto, ad inserire la rimozione dei rifiuti presenti nelle aree SIC tra le azioni da mettere a bando e quindi finanziare per la tutela degli habitat marini».

 

La bandiera blu

L'area a cui fa riferimento il progetto di Italia Nostra investe gran parte della zona insignita della bandiera blu, il prestigioso vessillo conferito dalla FEE (Foundation for Environmental Education) alle località costiere europee “che soddisfano criteri di qualità relativi a parametri delle acque di balneazione e al servizio offerto, tenendo in considerazione ad esempio la pulizia delle spiagge e gli approdi turistici”. Ma anche la qualità delle acque di balneazione e dei lidi. 

 

Le controversie

La pubblicazione dei nomi delle spiagge, viene puntualmente accolta dalle polemiche e Praia a Mare, che ha ricevuto il riconoscimento per la prima volta nel 2016, non fa eccezione. I criteri per l'assegnazione sono in tutto una trentina e i circa 3 chilometri di costa e di acque praiesi "tinte" di blu hanno offerto le contestazioni su un piatto d'argento. Dalla pulizia delle spiagge, spesso sporche e immortalate dai cellulari, alla salubrità delle acque. Basti pensare che a una manciata di metri dall'inizio dell'area circoscritta dalla bandiera blu, da tre anni il Ministero della Salute ordina il divieto di balneazione, tra l'altro mai osservato, in un tratto di costa inizialmente indicato in 777 metri, a cui quest'anno se ne sono aggiunti circa 500. 

 

Cosa c'è nei fondali dell'isola di Dino

Chi deve difendersi dalle polemiche, fa leva sul fatto che la bandiera blu riguardi una zona ben delineata, che nulla ha a che fare con l'interdizione balneare o altri fattori denigratori. 

Esiste però un video che mostra come due mesi dopo l'assegnazione del vessillo, i fondali dell'isola Dino, che rientrano appieno nell'area designata, ospitavano plastica, ferro arrugginito, reti, immondizia di ogni genere e persino la carcassa di un'auto. La prova che le immagini si riferiscano alla data successiva all'assegnazione sono contenute nei video integrali, i quali sono stati consegnati agli organi preposti nel novembre del 2017.