I ritardi accumulati dalle Asp generano situazioni assurde. Quando le autorità sanitarie si attivano i pazienti possono già risultare negativizzati: obbligati a fare comunque la terza dose nonostante gli anticorpi sviluppati. Ma il Governo si prepara a eliminare il certificato di guarigione: basterà un test molecolare o antigenico (ASCOLTA L'AUDIO)
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Segregati in casa, con un certificato di positività al Covid rilasciato da un laboratorio privato nel cassetto e un green pass valido sul cellullare. È il paradosso che stanno vivendo molti calabresi (ma il problema riguarda tutta l’Italia), che si ritrovano in quarantena anche se, in teoria, potrebbero andarsene al cinema o a cenare al ristorante perché il loro certificato verde risulta ancora pienamente operativo. Provare per credere.
Sono moltissimi i positivi accertati con tampone molecolare fatto privatamente (al costo medio di 70 euro) che sfuggono al tracciamento ufficiale a causa dei ritardi che stanno accumulando le Aziende sanitarie provinciali che non riescono a tenere dietro alle mole di richieste incrociate che arrivano dai diretti interessati, dai laboratori di analisi e dai medici di base. Risultato: se l’Asp non certifica la positività autonomamente questa semplicemente non “esiste” nel tracciamento del contagio e il green pass resta valido.
Dunque può accadere che quando l’Asp arriva a occuparsi del caso specifico, magari dopo due o tre settimane di attesa, il paziente si sia già negativizzato. E qui scatta un altro paradosso: chi risulta negativo a questo primo tampone “ufficiale” non viene considerato guarito perché è come se il Covid non lo avesse mai avuto, di conseguenza sarebbe obbligato a fare la terza dose di vaccino per ottenere il super green pass, a cui si accede solo con il booster oppure con un certificato di guarigione.
Ma fare la terza dose con in circolo pure gli anticorpi prodotti dal decorso naturale della malattia non è certo consigliabile. Insomma, il caos, soprattutto se si considera che - seconda quella che viene accreditata come una decisione governativa ormai quasi certa - dal 5 gennaio il green passa rafforzato sarà necessario anche per poter lavorare e dal 10 gennaio entrano in vigore le norme che impongono il certificato verde rafforzato praticamente per qualsiasi attività, compreso l’uso dei mezzi di trasporto pubblici.
Intanto il Governo, consapevole della confusione crescente e della impressionante velocità di diffusione della variante Omicron, sarebbe in procinto di adottare una nuova misura per allentare la tensione sulle Aziende sanitarie locali. Secondo quanto anticipa il Corriere della Sera, infatti, sarebbe allo studio un nuovo provvedimento che elimina l’obbligo del certificato di guarigione per coloro che sono in quarantena: per ottenere lo sblocco della carta verde basterà l’esito negativo di un test molecolare o antigenico.
L’obiettivo è quello di evitare un collo di bottiglia – il rilascio del certificato da parte dell’Asp - che potrebbe avere un impatto pesantissimo sulla vita sociale ed economica del Paese. Il muro di un milione di contagiati (quelli “ufficiali”) è già stato infranto e le prime conseguenze sono nel crescente numero di lavoratori costretti a casa per malattia. Una situazione che sta causando i primi disservizi nei trasporti, nella raccolta dei rifiuti e in tutte quelle attività rivolte alla collettività. Riottenere automaticamente il green pass dopo un tampone negativo potrebbe essere la soluzione per oliare il meccanismo del sistema-Paese che rischia di fermarsi.