Cantieri, risorse idriche, coste: sono tra i grandi temi su cui si basa l’impugnazione davanti ai giudici amministrativi dei due comuni e delle associazioni Legambiente, Lipu e Wwf
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Non è un giorno semplice per il ministro Matteo Salvini che, in attesa della sentenza di Palermo sul blocco dello sbarco dei migranti da lui disposto quando sedeva sulla poltrona più prestigiosa del Viminale, da titolare del dicastero alle infrastrutture si trova oggi a incassare anche il ricorso che il comune di Reggio, quello di Villa e le associazioni Legambiente, Lipu e Wwf hanno presentato al Tar del Lazio contro il ponte sullo Stretto. L’opera, cavallo di battaglia elettorale del segretario leghista, dopo avere a stento superato l’esame della commissione Via del ministero (nonostante più di sessanta prescrizioni certificate dalla stessa commissione e nonostante il no rispetto alle autorizzazioni della Vinca), dovrà ora superare l’ostacolo dei giudici amministrativi.
Il ricorso
«Il ponte sullo Stretto di Messina – scrivono in una nota le associazioni ambientaliste protagoniste del ricorso – rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, non mitigabile né compensabile come ammette la stessa Commissione Via. La commissione fissa ben 62 prescrizioni e il quadro che emerge dalla loro lettura è che il progetto si sarebbe dovuto bocciare. Ma evidentemente è prevalsa la volontà di procedere in ogni caso, anche se ciò ha fatto sorgere una serie di illogicità del parere rilasciato che sono state puntualmente evidenziate».
Le contestazioni
Sono otto i grandi temi su cui le associazioni ambientaliste fanno leva nel loro ricorso. A partire dal piano di cantierizzazione. Nei progetti per l’opera di collegamento stabile con la Sicilia, Villa San Giovanni si troverà a pagare le conseguenze più profonde dell’opera, finendo per rimanere divisa in due per tutta la durata dei lavori. E proprio su questo aspetto, le associazioni – così come le città di Reggio e Villa – hanno puntato i riflettori: «Proprio le prescrizioni della Commissione Via chiedono di compensare gravi mancanze quali: indagini geologiche, idrogeologiche, geotecniche, potenziale impatto del particolato sui corpi idrici, piano di mobilità/viabilità, esatta indicazione dei punti e delle modalità di approvvigionamento idrico, contenimento dei rumori e delle vibrazioni, simulazioni e mappature previsionali per il monossido di carbonio e il benzene».
Molta attenzione da parte delle associazioni anche per quanto riguardano le acque – sia per la loro tutela che per le fonti d’approvvigionamento – su cui i punti critici restano sospesi «in un contesto territoriale dove ancora l’accesso all’acqua non è costantemente garantito».
Sul piatto poi anche la questione della tutela delle coste su entrambe le sponde dello Stretto che rischiano di essere pesantemente modificate dai lavori: «È sempre la stessa commissione Via ad affermare che i dati presentati non sono sufficientemente precisi ed accurati. Si tratta – scrivono – di un elemento ostativo ai fini di una corretta valutazione ambientale a maggior ragione se poi si chiede anche di aggiornare gli scenari di intervento per i singoli tratti di ripascimento».
E poi il problema delle faglie attive scovate da uno studio dell’università di Catania, la migrazione degli uccelli in transito attraverso lo Stretto nel loro viaggio tra Africa e Europa, e l’impatto sul mare, soprattutto per quello che riguarda le distese di Posidonia e le barriere di corallo.
Il ricorso di Reggio e Villa
A metterci il carico da 11 poi, l’impugnazione al parere della commissione presentato dalle città di Reggio e Villa che, fa sapere il Pd della cittadina dello Stretto, si sono messe di traverso indicando la «violazione di legge ed eccesso di potere».
Un progetto che «va rifatto tutto, tornando alle fasi preliminari. C’è un evidente contraddizione tra la pressione politica delle destre, le pronunce sottoposte a condizioni insuperabili da parte dei tecnici, la realtà di un territorio che sta subendo da troppo tempo decisioni lontane, estranee agli interessi dello Stretto».