«Ho saputo che la P2, la ex P2 di Licio Gelli (…) non era altro che la continuazione della P2. Anche Paolo Romeo sapevo essere appartenente a questa loggia… quando all’epoca, quando ancora faceva parte del Psdi».

 

È un fiume in piena il collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro. Nell’interrogatorio del 25 novembre scorso, davanti al sostituto procuratore della Dda, Stefano Musolino, il pentito ripercorre tutte le sue conoscenze in tema di massoneria e ‘ndrangheta e quello che ne viene fuori ha davvero un contenuto esplosivo.

 

Il verbale di Fondacaro è stato depositato agli atti del procedimento “Gotha” dalla Dda di Reggio Calabria ed è quindi a disposizione delle parti.

 

La figura di Luigi Sorridente. Fondacaro in apertura d’interrogatorio delinea subito la figura di Luigi Emilio Sorridente, contestualizzandola con il periodo in cui lui – Fondacaro – fu a Roma. «Avevo avuto modo di incontrare Luigi Sorridente – spiega – che era compare di nozze di mio fratello Massimo, venne su a Roma e mi parlò di massoneria anche lui dicendo che si trovava a Roma in quel periodo». Alla domanda di chi si tratti, Fondacaro non ha dubbi: «Luigi… Emilio Sorridente si chiama, proprio, nipote di Peppe Piromalli, quindi aveva sposato la figlia della figlia di Peppe Piromalli».

 

Il documento firmato da Gelli. E alle parole del pentito Fondacaro si aggiungono gli accertamenti fatti dai carabinieri nel 2013, partendo da un’intimidazione ai danni di un militare. Gli investigatori risalgono all’identità di una persona che afferma come la dependance che occupa sia di proprietà di Sorridente. I successivi approfondimenti portano a scoprire materiale di notevole interesse investigativo: atti, fotografie, ritagli di giornali, pergamene, manoscritti di vario genere tutti riconducibili alla Massoneria. Ma di cosa si tratta? Innanzitutto una riproduzione fotografica di Sorridente, che indossa un tipico abbigliamento massonico; il fax di un foglio datato 2005 in cui si fa riferimento al trasferimento di lingotti d’oro; un foglio relativo ad una donna che si asserisce si accompagni a “pericolosi soggetti georgiani” ed altri “sospettati di appartenere a fazioni estremiste islamiche di nazionalità marocchina ed egiziana; poi anche un foglio A3 dal titolo A. G. D. G. A. D. U. – Libertà-Uguaglianza-Fratellanza – Massoneria italiana – Grande oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani in cui i venerabili della Loggia P2 attestano che il signor Carmelo Cortese, classe ’31 è loro membro; un altro foglio firmato da Licio Gelli avente ad oggetto la presentazione di un membro della Loggia; un altro foglio che parla dell’operazione “Corinto” e dei rapporti fra Sorridente e Gelli.

 

La cena con Don Stilo, Araniti e Matacena. Fondacaro parla di Sorridente e spiega che, proprio in prossimità del suo matrimonio, questi andò a Roma, in compagnia di Nicolò Comerci, Don Stilo, l’avvocato Giuseppe Luppino di Gioia Tauro, suo zio Enzo l’ingegnere, ed un altro suo zio ingegnere. «Mi dissero – spiega al pm Musolino – che dovevano (inc.) riunione all’hotel Plaza, dove albergavano in quel periodo unitamente a don Stilo, con Pietro Araniti, che allora era onorevole nazionale, anche lui fratello massone… e dovevano incontrare Amedeo Matacena. In quell’occasione mi disse… Luigi m’invitò se volevo partecipare a questo convivio, in pratica avevano organizzato una cena sempre si Roma, al centro di Roma “Al faciolaro”». Il racconto di Fondacaro prosegue sino a quando il pentito spiega come a questa cena partecipò anche «l’onorevole Meduri». Chiaramente il pm domanda al collaboratore di quale Meduri si trattasse: alla fine viene fuori il nome di Luigi Meduri.

 

«Sorridente mi disse: “Sono stato battezzato”». Il pm insiste molto sui rapporti con Sorridente ed allora Fondacaro chiarisce: «Lui mi diceva di rappresentare sia Pino Piromalli che Girolamo Molè, e che anzi era lui che andava raccogliendo le mazzette, così mi disse (…) Luigi Emilio Sorridente, oltre ad essere organico so che curava… rappresentava la famiglia Piromalli-Molè nella raccolta ogni mese delle tangenti locali, così come nei rapporti per l’area portuale con i vari politici, tra cui anche Fuda, l’onorevole Fuda, l’onorevole Fedele (…) Luigi Fedele il quale tramite il cognato Nino Luppino, faceva campagna elettorale a tappeto sulla provincia di Reggio Calabria». Ma cosa faceva in concreto Sorridente? «Curava i rapporti per quanto riguardava le elezioni, lui era colui che doveva raccogliere i voti per conto della famiglia Piromalli, andavano dalle famiglie di Gioia Tauro dicendo “deve che mio zio e mio cugino vogliono che si voti a Fuda o Fedele, o Meduri”».

 

La contrapposizione Crea-Fortugno. Fondacaro non fa sconti a nessuno e ricorda anche come Sorridente fosse il volto pulito della famiglia Piromalli, che «s’imponeva» con massoneria e politica. Come accadde, ad esempio, racconta il collaboratore, con «Dal Torrione, ex sindaco di … lo ha voluto lui, lo ha voluto la famiglia Piromalli… così come la candidatura di Luppino l’avvocato». Fondacaro rimarca come, in un’occasione, Pietro Mesiani Mazzacuva sponsorizzò «quell’onorevole della Jonica che poi fu ucciso… il medico a Locri, lì lo sponsorizzava Piero Mesiani, in contrapposizione… insomma Luigi (Sorridente, ndr) era sempre in contrapposizione a Piero. Piero sponsorizzava quello e lui sponsorizzava Mimmo Crea che era la contrapposizione di…». Il riferimento è ovviamente all’onorevole Fortugno, ucciso a Locri nel 2005.

 

La tassa ambientale di Mct. Con riferimento al porto di Gioia Tauro, Fondacaro sottolinea come vi fosse «la richiesta di un dollaro e mezzo a container, che era la tassa che doveva pagare la Medcenter e l’Mct».

 

Massoneria e logge coperte. A questo punto, Fondacaro inizia ad insinuarsi sul terreno scivoloso della massoneria. Rivela come Pino Strangi gli chiese più volte di entrare a far parte della loggia coperta, ma lui non ne volle sapere. E alla domande del pm Musolino, se questa loggia fosse una deviazione della loggia Giustinianea, Fondacaro non ha dubbi: «Ho saputo che la P2, la ex P2 di Licio Gelli (…) non era altro che la continuazione della P2. Anzi, lui (Strangi, ndr) mi disse che fu pubblicato in quell’elenco di tutti quelli che appartenevano alla loggia P2, quando furono scoperti i registri del famoso gran maestro Gelli».

 

Il sottosegretario, la vicinanza a Romeo e i funzionari infedeli. Parlando degli incontri romani, il pentito fa riferimento ad un politico, già sottosegretario, che abitava nello stesso palazzo di Scajola con vista Colosseo. Dopo una lunga e complessa conversazione con il pm, ecco arrivare al presunto nome: Elio Belcastro. Su di lui Fondacaro spiega di aver appreso che «era parte della loggia massonica che poi si riconduceva alla stessa situazione della famiglia Piromalli». «So che era un onorevole nazionale – ribadisce Fondacaro – vicino anche a Paolo Romeo… l’onorevole Paolo Romeo di Reggio Calabria… anche Paolo Romeo sapevo essere appartenente a questa loggia, quando all’epoca, quando ancora faceva parte del Psdi, me lo dissero questo invece i fratelli Dato, Giovanni ed Egidio, di Gioia Tauro sempre. Mi dissero che era un massone e loro erano iscritti allo stesso partito, quindi avevano questi rapporti diretti tramite Stanislao Dato, medico di Gioia Tauro, figli di Stanislao Dato, persona perbene che non c’entrava niente, però avevano questo rapporto». Il pm insiste molto: «Ma le dissero che era massone in generale o che era massone di quella…». E la risposta di Fondacaro è chiara: «Apparteneva alla loggia di Pino, la stessa che… Pino era del Psi, infatti io dissi: “Socialista e il Psdi” e disse “no, diceva è tutta una cosa Marcello”, non gli interessava il colore politico, io sapevo che non gli interessava il colore politico, nel senso che poteva anche essere di un partito di estrema destra o estrema sinistra, se sei fratello sei fratello… fratello massone in questo senso…». Poi un lungo tratto di verbale coperto da “omissis” a conferma di alcuni nomi assai sensibili, fino ad arrivare alla dichiarazione per cui «facevano parte di questa loggia alcuni personaggi, funzionari infedeli dello Stato».

 

Le accuse a Pellegrini. Qui Fondacaro fa i nomi di personaggi il cui passato – ad oggi – risulta specchiato. Il pentito, infatti, afferma di aver appreso che il referente era il generale Pellegrini. Ma cosa c’entra Pellegrini? Per Fondacaro, avrebbe assicurato a tale Giovanni Spanò, fratello di Aurora e cognato di Giulio Bellocco, che non ci sarebbero state indagini su di lui «per questo legame di fratellanza che avevano». Accuse ovviamente tutte da verificare quelle del collaboratore di giustizia.

 

Le bordate ai magistrati e gli omissis. Più va avanti nel suo racconto, più le parole di Fondacaro sembrano diventare quasi incredibili. Alla domanda diretta di Musolino («ha sentito parlare di magistrati»), il pentito non ha esitazioni: «E allora sì, io ho sentito parlare anche di magistrati, mi meravigliai tanto quando ne sentii parlare “omissis”». Qui c’è un nome che gli inquirenti non vogliono si sappia. È evidente, allora, che vi sono indagini ulteriori in corso sul punto che interessano uomini togati. Poi arriva la bordata ad un giudice assai noto: «Sì, e quell’altro, Tuccio, Tuccio, sì Tuccio e non solo da Sorridente ma anche da…. “omissis”». Fondacaro spiega che fu Sorridente a parlargli di Tuccio. Ma non solo. «Sempre Sorridente e poi Ettore Gangemi direttamente, mi parlò Ettore e Pino Speranza, durante gli anni ’90, mi parlava di questo rapporto». Il pm vuole saperne di più: «In che senso». E Fondacaro riparte: «Che potevano fare molto con… loro avevano un ascendente… allora so che hanno aggiustato anche dei processi con la Cassazione, in modo particolare quello di Rocco Molè e di Nino Albanese, me lo disse proprio chiaramente Gangemi con il magistrato famosissimo di Roma, Carnevale… per un vizio di forma in Cassazione aveva risolto quella posizione di Mimmo Gangemi, Ettore, mi scusi». E allora il pm chiede se c’entrano o meno queste logge. Fondacaro si misura sicuro: «C’entrano anche loro con le logge, perché Pino Speranza è sempre stato anche lui uno che si presentava dovunque e proprio per la sua appartenenza alla loggia, insieme ad Ettore, avevano questi rapporti con i fratelli massoni, anche Carnevale, presumo da quello che mi è stato detto». Non contento, Musolino ribatte: «No, ma dico, fanno parte della stessa loggia massonica di Sorridente?». E Fondacaro conferma: «Sì, sì, sì… quelli di cui sto parlando fanno tutti capo a quella loggia massonica di cui abbiamo parlato: Pino Strangi, Luigi Emilio Sorridente, “omissis”». Poi spunta il nome di Chiaravalloti e Fondacaro rimarca: «Sappiamo essere anche lui massone, me l’ha riferito Claudio La Russa, l’avvocato La Russa, e poi confermato da Sorridente».

 

Da don Stilo a don Strangio. Fondacaro fa poi precisazioni sulle sue frequentazioni politiche: «Io frequentavo il partito socialista, la sede centrale, quindi con all’epoca di Craxi, Martelli Giacomo Mancini, Gaetano Mancini, i fratelli Gentile di Cosenza, per cui Pietro (Araniti, ndr) mi invitò, prima di tutto dicendomi che era un invito politico, con… unitamente al placet dei Gentile a questo “faciolaro”, parlandomi poi del suo rapporto massonico». Poi l’affondo su don Stilo e don Strangio: «Quando ci siamo incontrati dal Barone Placido, sulla Jonica, era presente anche don Stilo che, non avevo precisato, don Stilo, il prete di Africo, parente dei Morabito che poi era molto amico di Luigi Sorridenti, della famiglia Sorridenti e oltretutto era anche lui massone. Don Stilo, successivamente ho saputo che don Stilo (…) lasciò la sua eredità a don Strangio di San Luca. La sua eredità intesa eredità di rapporti, di rapporti politici, massonici e da quello che so io anche don Strangio fa parte di questa massoneria, di questa loggia massonica, anche lui… me ne parlò di lui anche Flavio Benedetto, che è un altro nipote di don Stilo».

 

Consolato Minniti