«Qui si tratta di prendere coscienza di una realtà che ormai esiste da anni». Non stupiscono i dati della progressiva desertificazione della professione medica, il segretario provinciale della Fimmg, Gennaro De Nardo, al contrario, aggiunge: «Noi come organizzazioni sindacali lanciavamo questi allarmi già dieci anni fa».

Eccessiva burocrazia

Quei timori si sono oggi materializzati sotto la forma di una categoria sovraccarica di lavoro e sempre più anziana, che non beneficia di un adeguato ricambio generazionale perché la figura del medico di famiglia non possiede più quell’appeal di una volta: «Purtroppo ci sono una serie di fattori che disincentivano i giovani ad intraprendere questa professione e, in particolare, la eccessiva burocratizzazione dell’atto medico» spiega De Nardo.

Scarso appeal

«Un giovane che viene affiancato ad un medico di medicina generale nella maggior parte dei casi fa una esperienza che può risultare deludente – racconta - perché vede un professionista che si barcamena quotidianamente con questioni che non sono assolutamente di carattere sanitario ma prevalentemente di natura burocratica».

Leggi anche

L'anello debole

Qualche esempio il rappresentante della Fimmg lo fa: pazienti che vengono continuamente rimbalzati dagli ambulatori ospedalieri agli studi medici per redigere prescrizioni o sollecitati a scrivere ricette per ottenere visite con priorità allo scopo di superare l’ostacolo delle infinite liste d’attesa: «Viviamo una situazione drammatica perché siamo ormai diventati l’anello debole del sistema, anche a causa del rapporto fiduciario che intratteniamo con i pazienti».

Anzianità di servizio

E i dati non gli danno torto. Secondo il report stilato da Agenas che esamina la distribuzione dei medici di famiglia per anzianità di servizio, in Calabria nel 2021 risulta la presenza di ben 962 con oltre 27 anni di attività alle spalle contro gli appena 5 che hanno maturato fino a sei anni di lavoro. Indice di una scarsa attrattività della professione medica.

Pochi posti

«Inoltre, ci sono da considerare almeno altri due fattori» aggiunge De Nardo. «Da un lato, vi è il blocco all’accesso alle facoltà di Medicina e Chirurgia ma nel nostro caso subentra anche l’obbligatorietà a conseguire un titolo specifico rilasciato a seguito della frequenza triennale ad un corso di formazione in medicina generale, senza il quale il medico non può accedere al convenzionamento. I concorsi che vengono annualmente banditi non prevedono grossi numeri dal momento che i posti disponibili sono correlati al numero di medici attivi in quella regione».

Situazione drammatica

«Quindi, da un lato difficoltà d’accesso all’università – sintetizza – dall’altro difficoltà d’accesso all’area della medicina generale perché i posti disponibili sono pochi e non tutti superano il concorso. E quindi ci troviamo in una situazione drammatica e che tenderà a diventare sempre più drammatica perché i medici che operano in tutta Italia nel settore della medicina generale per la maggior parte sono tutti ultrasessantenni».

Saldo negativo

Attraverso una proiezione al 2025, Agenas calcola infatti che in Calabria il saldo resterà negativo per effetto del rapporto tra ingressi e uscite dal sistema sanitario. Basti solo considerare, l’esiguo numero di posti disponibili al corso di formazione in Calabria: rimasto stabile dal 2014 al 2017 con 22 borse, aumentato a 64 nel 2018, diminuito nuovamente nel 2019 (60) e nel 2020 (29) per aumentare sensibilmente nel 2021 (108) e nel 2022 (121).