«Non c’è nessun atto che possa compromettere il percorso che abbiamo avviato». È amareggiato Rosario Sergi. All’indomani dell’incendio di chiara matrice intimidatoria che ha danneggiato il portone del palazzo comunale di Platì, il primo cittadino è ancora visibilmente scosso da un gesto che non si aspettava di subire.

«Non ci faremo intimorire da ignoti che tentano anche di danneggiare la dignità della nostra comunità – ha tuonato il sindaco platiese - Il nostro compito è sostenere tutti i percorsi che pongono al centro la cittadinanza attiva e la tutela del diritto. Abbiamo intrapreso un interessante percorso di rivalutazione del territorio a difesa della legalità, contro la ‘ndrangheta, per garantire giustizia. Rifiutiamo e condanniamo con fermezza la stravagante strategia occulta di incitare all’odio e di disprezzare la nostra terra».

Sergi ha anche incassato la solidarietà di Occhiuto e il sostegno del Prefetto Massimo Mariani, che ieri subito dopo il raid ha convocato una riunione del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza a Reggio Calabria. «Al Prefetto ho chiesto più attenzione per il territorio – ha evidenziato il primo cittadino - un territorio che ha bisogno di essere supportato per uscire dalla classifica degli ultimi sotto tutti i punti di vista». Sull'episodio indagano le forze dell'ordine. L'amministrazione targata Sergi è stata eletta nel 2020 dopo un lungo periodo di commissariamento dell'ente per infiltrazioni mafiose.

Il comune della Locride da lunedì è entrato in zona rossa a causa dei molti contagi da Covid 19 registrati negli ultimi giorni, ed è uno dei centri calabresi con la più bassa percentuale di vaccinati. Una punizione che qualcuno potrebbe aver considerato troppo severa. «Questi sono atti voluti sicuramente da una minoranza di cittadini – ha concluso il sindaco - che siamo sicuri saranno isolati da una parte dell’opinione pubblica e della nostra comunità».