Nella nota il presidente e il segretario dell'organo censurano il ritardo nell'esecuzione del provvedimento: «Ogni notte nel penitenziario è un’offesa ai principi di civiltà giuridica»
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«Apprendiamo con sgomento che l’avvocato Giancarlo Pittelli, nonostante il provvedimento di immediata scarcerazione emesso dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria, che ha annullato l’ordinanza cautelare disposta dal Gip dello stretto, si trova ancora in carcere a causa della mancanza del braccialetto elettronico, che peraltro aveva con sé al momento dell’arresto». È quanto scrive la Camera Penale di Catanzaro “Alfredo Cantafora” in una nota a firma del presidente, Valerio Murgano, e del segretario, Francesco Iacopino.
Il volto autoritario dello Stato
«Oltre al danno, la beffa. Dopo un anno di carcere ‘duro’ in Sardegna, lontano dagli affetti e da ogni sentimento di pietà, e dopo un nuovo provvedimento restrittivo con il quale si è ritenuto di dover prolungare - ingiustamente (visto l’esito del riesame) - le enormi sofferenze carcerarie già abbondantemente patite con la privazione della libertà e degli affetti nella forma più estrema, lo Stato continua a mostrare il suo volto autoritario, quello che non riesce a concepire un minimo sentimento di umanità, accanendosi ulteriormente contro un uomo ultrasettantenne e ammalato, totalmente inoffensivo, piagato nel fisico e nella mente.
I ritardi del sistema giustizia
«Ogni ritardo nell’esecuzione di un provvedimento di scarcerazione, ogni notte in carcere ingiustamente prolungata, è una ferita alla libertà dell’uomo. La vicenda di Giancarlo Pittelli rappresenta e coagula tutte le inefficienze e i ritardi del nostro sistema giustizia, che concepisce la libertà come ‘pratica’ amministrativa da sbrigare e scarica sull’uomo detenuto le sue lentezze e disfunzioni. È questo il livello di civiltà giuridica di cui andar fieri? È questo il sistema giustizia che questa terra, la nostra terra, già troppo martoriata, è destinata a meritarsi? Un sistema carcerocentrico, reso ancora più feroce dalla sua esasperata burocrazia, quale unica risposta al bisogno di giustizia, è un’offesa alla nostra costituzione e a chi ha sacrificato la propria vita in difesa delle nostre libertà».
Violazioni dei diritti
«È un’offesa ai principi di civiltà giuridica che stanno alla base del nostro patto sociale. Diciamo basta a un sistema ‘giustizia’ che in nome di un malinteso senso di sicurezza sociale ha anestetizzato le coscienze collettive, sempre più incapaci di reagire di fronte a ogni violazione dei diritti e delle libertà della persona. Giancarlo Pittelli e, come lui, ogni uomo in attesa di libertà, va restituito subito alla propria famiglia».