L’ingnere Aldo Grutteria, imprenditore nel campo dei petroli, è stato coinvolto nel 2019 nel procedimento penale istruito dalla Procura di Reggio Calabria, meglio noto come “Petrolmafie”. La vicenda giudiziaria ha visto protagonisti numerosi imprenditori ai quali venivano contestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale ed al riciclaggio di denaro, nonché numerosi reati di evasione fiscale, riciclaggio ed autoriciclaggio.

Da qui una serie di misure cautelari personali, anche perché in molti casi i fatti sono stati ritenuti aggravati dal metodo mafioso o dall’intento di aver agevolato un sodalizio mafioso. Nei confronti di Grutteria era stato disposto il sequestro di tutte le sue aziende e di tutti beni personali. Sequestro che, con la sentenza di primo grado, pronunciata dal Gup di Reggio Calabria, essendo stato il processo definito con il rito abbreviato, fu tramutato in confisca.

Nello stesso tempo era intervenuta sentenza di condanna alla pena di tre anni di reclusione, essendo stata dichiarata la colpevolezza dell’imputato per i delitti di associazione a delinquere e riciclaggio. Quindi l’appello definitosi, davanti alla Corte di Appello di Reggio Calabria, con una sentenza che, nell’assolvere per il delitto di riciclaggio, confermava la condanna per il delitto associazione a delinquere, così rideterminando la pena in un anno e mesi quattro di reclusione.

Successivamente, sempre la Corte di appello di Reggio Calabria revocava la confisca di tutti i beni, disponendone l’integrale restituzione a favore di Grutteria. Interposto ricorso in Cassazione, così censurando la conferma della sentenza di condanna per il solo delitto associativo, la Corte di Cassazione, con sentenza del 28 gennaio 2025, ha annullato, con rinvio, la sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria che aveva, invece, confermato la condanna per l’unico delitto (associazione a delinquere) di cui ancora l’ingegnere era chiamato a rispondere, rimettendo gli atti per una nuova valutazione davanti alla Corte di Appello di Reggio Calabria. In tutti e tre gradi di giudizio l’ingegnere è stato difeso dagli avvocati Francesco Gambardella e Patrizia Morello.