Il collaboratore di giustizia in Tribunale a Vibo ha parlato dei rapporti di equilibrio all’interno della famiglia, dagli affari con il petrolio fino a rapporti con emissari di Stati esteri
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Deposizione “fiume” del collaboratore di giustizia, Emanuele Mancuso, nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Petrol Mafie in corso di svolgimento dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia.
Tanti gli episodi raccontati dal teste della Dda di Catanzaro nel corso del suo esame, dagli affari con il petrolio ai rapporti di equilibrio all’interno della famiglia Mancuso, dal ruolo dello zio Francesco Mancuso, alias “Tabacco” sino a rapporti con emissari di Stati esteri.
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«Luigi Mancuso va d’accordo con tutti i parenti – ha spiegato Emanuele Mancuso – ad eccezione di Francesco Mancuso. L’articolazione di Francesco Mancuso, “Tabacco”, oramai è sgretolata. So che lui frequenta Rosa Di Grillo, Lucia Di Grillo, il marito di Lucia Di Grillo e Rosaria Mancuso», quest’ultima sorella di Francesco Mancuso ed attualmente in carcere per l’autobomba in cui ha perso la vita Matteo Vinci.
Fra i fedelissimi di Francesco Mancuso, anche un nipote, gli Zungri di Rosarno, i fratelli Muzzupappa, di cui uno sposato con la figlia di “Tabacco”. Francesco Mancuso, ad avviso del nipote Emanuele, avrebbe rotto i rapporti con i quattro figli e con la moglie a causa di una relazione intrapresa con «una donna che sta aprendo un’area di servizio con Francesco Mancuso a Gioia Tauro ed era proprietaria di un area di servizio a Mesiano di Filandari».
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