Si procede per lesioni e cyberbullismo. Il legale della vittima: «Diffusione del video per celebrare il branco». Intanto, il papà del giovane assalitore è amareggiato ma denuncia il linciaggio mediatico a cui è sottoposto
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La città di Crotone è ancora scossa. Difficile dimenticare, per i tanti che le hanno viste, le immagini cruente di un video che mostra l’aggressione a un ragazzino a opera di un suo coetaneo. Non una banale lite, non una scazzottata. Un vero e proprio pestaggio. Calci, pugni, sputi e testate. Il momento, che risale allo scorso mese di dicembre, è stato ripreso da altri ragazzi che hanno assistito alla scena, incitando l’aggressore, ed è stato diffuso in rete. È rimbalzato sui social e nelle chat, per circa un mese.
Lesioni e cyberbullismo
Sabato scorso, la Questura di Crotone ha identificato i protagonisti dell’aggressione – tutti con età compresa tra i 16 e i 17 anni - segnalandoli alla Procura del Tribunale dei minorenni di Catanzaro, invitando a non continuare a diffondere quel video. Che invece è diventato ancor più virale.
Ora, si procede d'ufficio per il reato di lesioni nei confronti dell'aggressore e di concorso per chi osserva senza intervenire filmando l'accaduto. Intanto, la famiglia della vittima, che solo nelle scorse ore avrebbe scoperto l’esistenza del video, ha deciso comunque di presentare una denuncia anche per cyberbullismo: «La diffusione di quelle immagini aveva, secondo noi, una duplice funzione: celebrare la forza del branco e amplificare l’umiliazione dell’aggredito» spiega l’avvocato Francesco Verri che la rappresenta. Ora la vicenda è al vaglio della Procura del Tribunale dei minorenni.
Il padre dell’aggressore condanna il gesto del figlio
In tanti hanno riconosciuto il giovanissimo aggressore. È il figlio di un noto pugile crotonese, T.G.L., che è stato bersagliato di accuse sui social. Un vero e proprio linciaggio mediatico che lo ha costretto a esporsi pubblicamente: «Non posso che condannare, come padre, come atleta e come cittadino, il gesto fatto da mio figlio, divenuto in queste ore di dominio pubblico» scrive nel lungo post apparso su Facebook.
Lo sportivo racconta che nell’immediatezza dei fatti si è recato dai genitori della vittima, scusandosi con loro e invitando il ragazzino a frequentare gratuitamente la sua palestra: «Chi mi conosce sa bene che insegno ai miei allievi la non violenza ed anzi, utilizzare la nobile arte fuori dalla palestra - qualunque sia il motivo - vuol dire essere immediatamente espulsi. Cresco ed accudisco i miei allievi come figli, cercando di non far loro compiere gli stessi miei errori commessi in gioventù. Sfido qualsiasi padre a dire diversamente. Chi non ha mai commesso errori in gioventù? E chi vorrebbe che i figli commettano gli stessi errori dei padri?».
«Critiche gratuite e fuori luogo»
E a chi mette in dubbio le sue capacità genitoriali, replica: «Sono però rammaricato anche per le aspre e gratuite critiche che mi vengono mosse come padre e genitore. Ho dato a P. tutta l'educazione possibile. Gli ho dato i migliori consigli che un padre possa dare. Gli ho insegnato che si è forti se si è buoni nell'animo e non violento nella mani. Ma a quanto pare l'opinione pubblica dimentica come alle volte sia difficile essere genitore ma si vuole, a tutti costi, colpevolizzare, puntare il dito e denigrare».
«Mi spiace leggere commenti ed incitamenti a chiedere pubblicamente scusa, come se l'averlo fatto in privata sede e non averlo reso pubblico non abbia la stessa valenza. Sono stato messo in queste ore alla gogna perché sarei "un genitore che insegna la violenza". Avete oggettivato una immagine distorta della mia persona, forse comprensibile come atleta, ma non come padre e per questo non accetto da nessuno critiche assolutamente gratuite e fuori luogo. Per il resto, aspettiamo che la Magistratura faccia il suo corso».