La loro barca era affondata e le speranze di trovarli ancora in vita ridotte al lumicino, solo un vecchio lupo di mare poteva riuscire nell’impresa
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Erano usciti per una battuta di pesca tra amici, ma quella che doveva essere una giornata spensierata ha rischiato di trasformarsi in una tragedia. La loro barchetta, infatti, è affondata al largo di Cetraro e dopo una notte trascorsa in mare aperto, quando ormai le speranze sembravano ormai perdute, i tre naufraghi sono stati tratti in salvo da Giuseppe Losardo, di professione pescatore.
È lui l’eroe del giorno e la buona sorte dei tre diportisti si deve anche alla sua insonnia. L’uomo, infatti, non riusciva a riposare a causa del gran caldo e così, intorno alle tre di notte, è uscito in strada. Nei pressi del porto di Cetraro, si è imbattuto in una scena di ordinaria disperazione. I familiari dei dispersi affollavano la banchina in lacrime, ormai disperati per la sorte dei loro congiunti. Si erano imbarcati nel pomeriggio e ancora non avevano fatto rientro a casa. Inutili i tentativi di contattarli, i loro telefoni erano muti. Capitaneria di porto e carabinieri si erano lanciati alla loro ricerca, ma per il momento senza risultati. Le ore passavano e le speranze di rivederli sani e salvi si affievolivano sempre di più.
Losardo realizza subito che l’assenza di segnale telefonico rimanda a qualcosa di preoccupante. Anche in alto mare, a decine di chilometri dalla riva, è possibile comunque effettuare chiamate d’emergenza. Se ciò non è avvenuto, significa che gli apparecchi non sono più nella loro disponibilità. Realizza che la barca deve essersi inabissata, un presagio che si rivelerà veritiero. Il pescatore attende l’aurora prima di mettersi in mare e la sua seconda intuizione, da autentico lupo di mare, si rivelerà decisiva. Dove concentrare le ricerche? In quale angolo di mare può trovarsi il malcapitato terzetto? A bordo del proprio motoscafo decide di lasciarsi guidare dalla corrente che, nel giro di una mezzora, lo porta a destinazione.
La barca era finita alla deriva, si trovava ormai al largo di Belvedere Marittimo. Losardo avvista prima il relitto e, poco distante, i tre uomini aggrappati a un salvagente. Erano ormai prossimi all’ipotermia e uno di loro non sapeva neanche nuotare. Quando vedono il motoscafo materializzarsi davanti ai loro occhi, i tre originari di Cervicati, San Benedetto Ullano e Lattarico piangono e gridano al miracolo. Si sbagliano, perché è molto di più e sconfina nella leggenda: il Re pescatore è venuto a salvarli.