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«Non ci sono elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio, sul piano oggettivo e soggettivo». Con questa motivazione il gip Antonino Laganà ha archiviato, nei giorni scorsi, la querela presentata da Annunziato Nastasi nei confronti di Giuseppe Salvatore Minniti. Siamo a Melito Porto Salvo, zona jonica di Reggio Calabria, balzata agli onori delle cronache – per l’ennesima volta – pochi giorni addietro con la sentenza che ha condannato gli ex sindaci Giuseppe Iaria e Gesualdo Costantino, ritenuti uomini della cosca che hanno permesso l’infiltrazione della ‘ndrangheta all’interno del municipio melitese.
Ed è proprio su questioni politiche che Minniti e Nastasi si sono accapigliati. Nasti, infatti, è stato in passato assessore della giunta Iaria e vice sindaco nell’epoca Costantino. Minniti, invece, aveva ricoperto la carica di presidente del Consiglio comunale sotto la sindacatura Iaria, mentre nel corso dell’era Costantino era passato all’opposizione, quale semplice consigliere.
I motivi della querela
Tutto nasce da una conferenza stampa tenuta da Minniti nell’aprile 2015, nel corso della quale lo stesso ex consigliere usa toni piuttosto duri nei confronti di Nastasi. Ma cosa dice Minniti di così forte da indurre l’ex vice sindaco a querelarlo? Secondo Minniti, Nastasi sarebbe stato un personaggio del Pd che usa il territorio per acquisire consensi, includendolo tra coloro che, in sede di preparazione delle liste per le elezioni comunali, avrebbe posto in essere resistenze nei suoi confronti, additandolo, unitamente ad altri soggetti «al terzo scioglimento per infiltrazione mafiosa e al disastro economico sociale». Ancora Nastasi fu indicato come colui che avrebbe «contribuito fattivamente al disastro economico e sociale di questo tessuto sociale», additandolo come uno dei personaggi che «dettano le linee da seguire al neo candidato sindaco Giovanni Marino». Minniti riferì poi di riunioni carbonare da parte di soggetti, compreso Nastasi «che usano delle terze persone epe entrare in lista, mettendo veti anche su persone che sono legittimate» e paventando il quarto scioglimento per mafia del Consiglio. Minniti, infine, fece allusioni alle dichiarazioni di un pentito che chiamò in causa Nastasi come persona appoggiata dalla cosca Paviglianiti e ad una conversazione captata dove si sarebbe fatto riferimento ad un posto di lavoro da dare ad una persona, concludendo che Nastasi fosse un «portatore d’interessi».
Le ragioni dell’archiviazione
«Si ritiene – scrive il pm nella richiesta di archiviazione – che nel caso di specie ricorra la scriminante del diritto di critica politica in capo alla persona sottoposta ad indagini», ossia Giuseppe Salvatore Minniti. Le parole utilizzate nel corso della conferenza stampa «seppure connotate da un certo grado di virulenza, non appaiono trasbordare in attacchi personali e gratuiti nei confronti del denunciante, non ricorrendo espressioni oggettivamente offensive ed essendo le valutazioni della persona sottoposta ad indagini sempre relative allo scontro politico in essere in vista della campagna di preparazione alle liste per la tornata elettorale del 31 maggio 2015». Nastasi presenterà querela per le dichiarazioni di Minniti, risalenti all’aprile 2015, il 7 giugno del medesimo anno, a tornata elettorale ormai conclusa.
Il pm riconosce l’evidenza avuta dalle dichiarazioni del pentito in questione, così come accertato dalla polizia giudiziaria, e nello specifico anche di alcune conversazioni captate dove si faceva riferimento a Nastasi. Insomma, in questo caso, per Minniti ricorre la scriminante del diritto di critica. Per tale ragione, il giudice ha disposto l’archiviazione della querela, così come richiesto dal pubblico ministero Teodoro Catananti.
Consolato Minniti