Un ex commercialista romano, che si faceva chiamare "imperatore", è ritenuto l'artefice di un complesso sistema illecito che attraverso bancarotte pilotate, truffe ai danni di imprenditori, frodi fiscali e altri reati, sembrerebbe finalizzato a condurre al dissesto un cospicuo numero di aziende, accumulando debiti stimati complessivamente per quasi 50 milioni di euro a discapito di fornitori e dipendenti delle aziende nonché dell'erario. È quanto emerge da un indagine dei carabinieri del Ros coordinati dalla procura di Perugia.

L'uomo e un consulente finanziario di origini calabresi ma da tempo residente nel Perugino sono finiti in carcere in quanto ritenuti "figure apicali" del gruppo mentre tre indagati, operanti soprattutto a Roma, sono stati messi ai domiciliari.

Secondo quanto emerso dalle indagini - si legge in un comunicato della procura di Perugia -, il presunto meccanismo illecito, più volte ripetuto, sarebbe consistito in particolare nell'acquisizione di società sul mercato in Umbria, Toscana, Lazio, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e Campania, operanti in settori quali pubblicità, edilizia, turismo, sanità, assistenza agli anziani, gestione di asili, informatica e commercio; nell'intestazione fittizia a prestanome delle aziende acquistate; nel trasferimento degli asset più redditizi ed in attivo spesso comprendenti anche importanti commesse pubbliche (dell'Università degli Studi di Roma La Sapienza, del Comune di Ravenna e della Provincia di Bolzano) ad altre società riconducibili all'organizzazione.

Gli indagati - in base alla ricostruzione accusatoria - sarebbero così riusciti da un lato a svuotare di ogni disponibilità le società acquisite, privandole di ogni risorsa patrimoniale aggredibile, sopprimerne la documentazione contabile e poi destinarle al fallimento, rendendo così vane le pretese di creditori ed Erario, dall'altro a proseguire la gestione delle attività redditizie distratte, dirottando gli "ingenti ricavi" in ulteriori società, anch'esse intestate a prestanome o, attraverso altri canali, fatti arrivare direttamente ai presunti sodali.

L'indagine è stata condotta dai carabinieri del Ros, con il supporto in fase esecutiva dei comandi provinciali di Perugia, Roma e L'Aquila. È stata quindi eseguita una ordinanza del gip di Perugia su richiesta della direzione distrettuale antimafia presso la procura del capoluogo umbro. Associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta aggravata e in concorso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita ed omesso versamento dell'Iva in reati ipotizzati a vario titolo. Le indagini sono iniziate nel febbraio 2020 focalizzandosi sulla figura del consulente finanziario, risultato - riferiscono gli inquirenti - in stretti rapporti con l'ex commercialista romano, in passato coinvolto in molteplici vicende giudiziarie, per svariati reati di natura economico- finanziaria. Gli elementi investigativi hanno portato a configurare l'esistenza di quello che è ritenuto un vero sodalizio criminale.

Il gip di Perugia - si legge ancora nella nota della Procura - nel condividere il quadro indiziario delineato ha però individuato nel Tribunale di Trento - dove si è stata collocata la bancarotta più datata - la sede competente a celebrare un eventuale processo per i reati che gli inquirenti ritengono siano stati commessi nel corso degli ultimi otto anni in più regioni. Emettendo comunque la misura cautelare in quanto ritenuta "necessaria ed urgente" per interrompere le presunte condotte criminose in essere.