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A portare uno dei collaboratori di giustizia del processo Perseo a prendere l’importante e delicata decisione di pentirsi sarebbe stato il bacio della morte. Gli spunti che emergono in questi mesi dalle lunghe e frequenti udienze di uno dei processi più importanti della storia della criminalità organizzata lametina, che ha decimato il clan Giampà, sembrano gli estratti di un libro di miti di ndrangheta che, invece, spesso dimostrano di essere decisamente reali.
Ad avere ricevuto il bacio della morte, secondo la sua stessa testimonianza, è stato Giuseppe Angotti, il primo esponente della cosca Giampà a collaborare con la giustizia, sin dal 2008. Davanti al presidente Fontanazza e, a latere, Aragona e Prignani, Angotti, sposato con un’altra collaboratrice di giustizia, Rosanna Notarianni, dell’omonimo clan, ha raccontato di avere deciso di consegnarsi nelle mani delle forze dell’ordine quando divenne chiaro che sarebbero stati proprio i cognati ad eliminarlo.
Secondo l’uomo la moglie sarebbe stata anche drogata e ricoverata in ospedale e, proprio in occasione di una visita alla Notarianni, incontrando i parenti, Angotti afferma di avere ricevuto l’inquietante gesto, un bacio sulle labbra che suggellerebbe secondo il codice ndranghetistico la decisione di eliminare chi lo riceve.