Nelle motivazioni della sentenza Gotha emergono le responsabilità del politico grazie soprattutto alle dichiarazioni del collaboratore. Le pressioni sulla dirigente della municipale e le visite al Comune
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«La vicenda corruttiva che ha coinvolto il sindaco di Villa San Giovanni “Antonello” Messina costituisce l’ennesima prova della operatività del sodalizio segreto promosso e diretto da Paolo Romeo, attraverso l’azione sinergica e determinante dei sodali Saraceno e Idone, professionisti posti “al servizio” del raggiungimento della interferenza occulta esercitata sull’esercizio delle funzioni degli organi di governo del Comune di Villa San Giovanni, obiettivo, ancora una volta, funzionale agli interessi della ‘ndrangheta tutta, e, in particolare, della componente apicale della medesima organizzazione di stampo mafioso, costituita dalla cosca De Stefano, per come dimostrano le chiare ed esplicite dichiarazioni rese dal collaboratore Cristiano Vincenzo in merito alla “collocazione” di Paolo Romeo in seno alla ‘ndrangheta».
Così il gup di Reggio Calabria descrive sinteticamente la vicenda riguardante la Perla dello Stretto e, nello specifico, il ruolo avuto dall’ex sindaco di Villa San Giovanni, Antonio Messina, condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione. L’accusa, per lui, è di avere, nella qualità di vice sindaco prima e sindaco poi, commesso atti contrari ai suoi doveri d’ufficio, dapprima sollecitando – su indicazione di Romeo – l’ex sindaco La Valle, per velocizzare le richieste di accesso agli atti, formulate da Antonio Miceli, quale presidente del Consorzio di commercianti della Perla dello Stretto, al fine di ottenere le autorizzazioni necessarie all’apertura al pubblico del rinnovato centro commerciale. Messina poi avrebbe sollecitato anche il comandante dei vigili urbani, nonché il dirigente del settore attività produttive e quello dell’ufficio tecnico. L’obiettivo era quello di ottenere in tempi celeri il rilascio delle licenze ed autorizzazioni necessarie all’apertura della Perla. Come contropartita chiese a Paolo Romeo di far assumere nel supermercato Conad alcuni lavoratori segnalati da Messina, in ragione degli impegni assunti durante la campagna elettorale. Il tutto con l’aggravante di aver agevolato l’infiltrazione della ‘ndrangheta nella grande distribuzione alimentare.
Le intercettazioni al circolo
Sono innanzitutto le intercettazioni ambientali nel circolo Posidonia a dare una precisa rappresentazione di ciò che stava tramando il gruppo riconducibile a Romeo che, lo ricordiamo, non aveva alcun titolo formale a discutere di fatti riguardanti la Perla dello Stretto. E nella circostanza, Romeo riferisce ad altre due persone, Giuseppe Chirico e Ivan Belvedere, di essersi interfacciato direttamente con il sindaco Messina, dal quale aveva avuto un messaggio: «Mi ha mandato il messaggio ieri Messina… stiamo chiedendo un parere alla Regione per la pratica da esaminare». Poi c’è anche una telefonata fatta al sindaco: «Dice che Messina gli ha detto – prosegue ancora Romeo – che loro hanno fatto la riunione con i tecnici quindi con Morabito e la Canale. Il parere lo hanno chiesto all’urbanistica regionale per quanto riguarda gli aspetti urbanistici posti da Aricò. Quindi aspettano la risposta dell’Urbanistica».
Il comandante si mette di mezzo
Ma in questo iter c’è qualcuno che vuole fare le cose come si conviene. È il caso della comandante della polizia municipale Donatella Canale, la quale decide di indire la conferenza dei servizi tramite il settore attività produttive. Solo che qualcuno si mostra particolarmente attento ai tempi. E per lei arrivano solleciti. «La tempestività del mio operato è stata in un certo senso sollecitata da una visita del sindaco del Comune di Villa dottor Antonio Messina, dell’Avvocato Paolo Romeo, dell‘Assessore ai lavori esterni Lorenzo Micari, e di un‘altra persona che al momento non conoscevo e che poi ho saputo essere l’Ingegnere Idone. Nel corso della conversazione, l‘Avvocato Romeo, mi chiedeva se potevo sollecitare il rilascio dell'autorizzazione alla grande struttura di vendita, atteso che era stato rilasciato il certificato di agibilità».
La difesa del sindaco
Messina, durante il processo, prova a difendersi e afferma che quella richiesta di assunzioni è sì vera, ma addebitabile esclusivamente alla sua volontà di far lavorare persone disagiate all’interno della Perla dello Stretto. Insomma, un’opera da buon amministratore attento alle esigenze dei suoi cittadini e non una persona che aveva stretto un accordo collusivo con un esponente della ‘ndrangheta. Ecco uno stralcio del suo interrogatorio.
IMPUTATO MESSINA – Allora, in questa vicenda, nel momento in cui loro fanno una selezione pubblica, aprono ad una marea di richieste presso la politica villese e quindi ci hanno messo loro stessi in difficoltà perché, assumendo gli ex dipendenti, non avremmo avuto... noi abbiamo avuto... e le ho portate io quelle segnalazioni che ho fatto.
G.U.P. – Forse a me sfugge perché non riesco a...
IMPUTATO MESSINA – Gli ho chiesto se era possibile...
G.U.P. – Eh, questo volevo capire, questi quindici come sono stati individuati, questi quindici, sedici?
IMPUTATO MESSINA – Hanno fatto la selezione comunque.
G.U.P. – Quelli che sono oggetto di questa segnalazione da parte...
IMPUTATO MESSINA – Avevano già fatto la selezione perché avevano partecipato alla selezione per conto loro e poi sono venuti a chiedere al Sindaco... però avevano partecipato ad una selezione pubblica, con tanto di convocazione, gliel’ho fatta vedere, eccola qua. Eccole qua le convocazioni come avvenivano, presso l’hotel Plaza. E di questi qualcuno...
G.U.P. – Lei ha girato questa..., e poi chi è stato assunto, sia pure con quella forma temporanea?
IMPUTATO MESSINA – Due persone, questa Santoro, per due mesi, ma non... perché poi loro non hanno avuto la possibilità, perché ci hanno detto: “Fino a quando non va a regime”...
G.U.P. – E poi?
IMPUTATO MESSINA – E poi un altro ragazzo, un orfano, un povero ragazzo, e ce l’ho qua la... per due mesi, sino al 30 settembre.
Irrompe il pentito Cristiano
Ma sono le dichiarazioni del pentito Vincenzo Cristiano a mettere seriamente nei guai l’ex amministratore villese. Sentito dal gup, infatti, il pentito è categorico: «Perché la Perla dello Stretto è stata, diciamo, presa all’asta da Unicredit Bank, che aveva nominato un certo Ivan, il cognome adesso non me lo ricordo, che vendeva... che avevano intenzione di aprire e vendeva degli spazi commerciali. Ad un certo punto questo Ivan scompare e inizia a comparire l’Avvocato Paolo Romeo con uno staff, diciamo, suo, con altri collaboratori e, nel momento in cui arriva l’Avvocato Paolo Romeo, comincia a battere i pugni con la politica villese, tipo l’ufficio tecnico gli doveva dare questa benedetta agibilità, poi un giorno c’erano gli ascensori per gli invalidi, un giorno c’era il comandante dei vigili, che non voleva firmare, c’erano delle trattative, che andavano avanti e indietro. Comunque al riguardo le posso dire subito che Paolo Tripodi, esponente del clan Condello, è venuto a Villa e si è incontrato con Riccio Aricò, che era un altro referente dei Bertuca». Il gup chiede come abbia saputo tutto ciò e Cristiano spiega: «L’ho saputo, sì, l’ho saputo, e allora è stato nel 2015 e l’ho saputo direttamente da Ciccio Aricò perché mi ha detto: “Lo conosci a Antonio Messina?”, gli ho detto: “Sì, certo, bene, ho un buon rapporto anche perché lo conosco bene, diciamo” e mi ha detto: “Sai, sono venuti quelli di Archi e dice che avevano preso degli impegni con Rocco La Valle – che è l’ex Sindaco di Villa – e vogliono che Antonio Messina li mantenga, sennò provvedono diversamente”, gli ho detto: “No, no, no, digli di stare tranquilli perché ne parlo io adesso con Antonio” e ne ho parlato con Messina, gli ho detto: “Guarda, non ti preoccupare, ci mancherebbe, gli impegni che ha preso Rocco, ora mi informo, però non ci sono problemi, apriranno”. – Poi cosa è successo? Io poi personalmente sono andato da Antonio Messina e ho riferito: “Vedi che ci sono queste persone di Archi che dicono che tu devi mantenere gli impegni che ha preso Rocco La Valle prima di te, ti raccomando perché non vogliamo che succeda qualcosa però sono un po’ incavolati” perché loro volevano aprire, questi condelliani. io gli ho fatto uno squillo, gli ho detto se ci possiamo vedere e lui mi ha detto: “Sì, ci vediamo in serata”, poi io passavo dalla Nazionale di Villa San Giovanni e l’ho incrociato con la macchina, l’ho seguito e ci siamo visti all’ingresso dell’autostrada di Villa, perché lui era passato a prendere un suo amico per andare a cena. Lui avanti con la macchina, io con la mia, mi sono fermato... L’ho fermato là e gli ho detto: “Scendi un attimo dalla macchina”, lui è sceso, ci siamo allontanati dalle macchine e gli ho detto: “Guarda che passa questo, questo e quest’altro, cioè che loro vogliono che tu mantenga gli impegni presi da Rocco La Valle” e lui mi ha detto, un po’ impaurito sinceramente: “Va bene, quello che ha detto Rocco per me va bene, io non so ancora gli impegni che ha preso Rocco, però per me va benissimo”. Infatti poi lui si è prodigato...».
Gli impegni assunti fra Romeo e Messina
Ma è la parte successiva dell’interrogatorio ad essere particolarmente interessante. Ne viene fuori un quadro abbastanza chiaro. Ecco lo stralcio in questione.
G.U.P. – […] Lei ha fatto anche riferimento, nel verbale di interrogatorio del 20 marzo 2017, ha fatto anche riferimento a un’altra vicenda specifica, le viene in mente qualcos’altro che ha riguardato i suoi contatti tra lei, personalmente, e il Sindaco Messina, l’allora Sindaco Messina, si ricorda qualcosa in più?
I.R.C. VINCENZO – Della Perla, sì, ne abbiamo parlato con lui. Allora, per quanto riguarda per esempio... Io so che lui ha fatto assumere la moglie di un suo, diciamo, compare, che è nello staff.
G.U.P. – Lo staff di cosa?
I.R.C. VINCENZO – Eh?
G.U.P. – Nello staff di cosa?
I.R.C. VINCENZO – Nello staff del Sindaco, lavora un signore che si chiama Siclari, è nello staff, e la moglie di questo Siclari era stata assunta alle casse, al Conad. Nel momento in cui ha trascorso il periodo di prova, Antonio Messina si è messo di traverso con l’Avvocato Romeo, l’Avvocato Romeo è andato a trovarlo in Comune, e
questo mi è stato raccontato da Antonio Messina, e là hanno avuto degli screzi perché Antonio Messina l’ha uttato fuori dalla stanza perché l’Avvocato gli ha detto: “Noi gli impegni, che avevamo con lei, li abbiamo sempre mantenuti, voi non li state mantenendo” e quindi c’è stata questa lite perché Antonio Messina l’ha buttato anche fuori all’Avvocato Romeo e gli ha detto: “No, io non me ne vado”, perché Antonio Messina si spaventava che ci fossero delle microspie, dice: “Gli impegni, tu vieni dentro il mio ufficio e mi parli di impegni e che cosa possono capire?”.
G.U.P. – Quello che lei ha detto è chiaro, però dobbiamo specificare meglio e, soprattutto, deve dire quando le è stato raccontato da Messina questo episodio e se questo episodio...
I.R.C. VINCENZO – Nel 2015 è stato, Presidente.
G.U.P. – Ma a distanza di molto tempo da quando si sarebbe verificato?
I.R.C. VINCENZO – No, a distanza di un mese da quando si è verificato, di un mese che hanno licenziato la moglie di quell’amico suo fraterno perché c’era anche un altro accordo che, siccome nei negozi che hanno aperto dentro la Perla, ce li aveva un signore, un imprenditore, che adesso non ricordo il nome, e gli aveva chiesto: “Anche se non ce la fate al Conad ad assumere qualcuno, fate mettere i miei concittadini in qualche negozio della Perla”, d’accordo? E quindi si è arrabbiato anche per questo con Romeo e poi da allora Romeo non ha avuto più rapporti.
La circostanza, narra Cristiano, gli fu riferita direttamente da Messina: «No, no, me l’ha riferita Messina, ha detto: “Fuori, fuori” ha cominciato a gridare, no, me l’ha detto Antonio Messina: “Mi sono messo a gridare perché, come tu entri nel mio ufficio, e fai capire che cosa? Che ho degli impegni di che natura? Economica? Che mi devi dare dei soldi sottobanco?”, per questo mi ha specificato, ha detto: “Io apposta l’ho buttato fuori” e lui non se n’è voluto andare: “Io solo un impegno avevo chiesto da parte vostra, che mi deste dei posti di lavoro per i miei concittadini, non per me! Io non ho nulla, non ho bisogno di soldi”, mi ha raccontato questo episodio, però gli ha detto: “No, io da qua non me ne vado”. E da allora non c’è stato più nulla».
Messina non è mafioso
Può apparire un paradosso, ma proprio le parole più positive verso Messina sono quelle che il giudice valorizza per dare credibilità al pentito Cristiano che differenzia le posizioni di La Valle e Messina: «Ora non posso dire che Messina è un mafioso né tantomeno il suo legale può dire che Messina è un mafioso, che appartiene a un’organizzazione mafiosa. Però le posso dire che lui non ha detto di no, dice: “Ora vado dai Carabinieri” (…)Rocco La Valle proviene da una famiglia di 'ndrangheta in quanto il padre è stato ucciso, sono stati, diciamo, attori, tra parentesi nella guerra di mafia che c’è stata a Villa, quindi è più sveglio sotto le dinamiche 'ndranghetistiche rispetto a Messina, ma nessuno ha detto che Messina è mafioso».
LEGGI ANCHE:
Gotha, le manovre dei boss per decidere le elezioni regionali del 2010
«Giorgio De Stefano, vertice degli “invisibili”. Relazioni inconfessabili con pezzi di Stato»