Alla luce dell'ultima inchiesta antimafia in provincia di Cosenza, gli avvocati vogliono evidenziare le storture giudiziarie del "sistema giustizia", affidandosi ai principi presenti nella nostra Costituzione
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Un freno ai maxi-processi e alle derive incostituzionali. È questo l’intento dei penalisti calabresi con la costituzione del primo “Osservatorio di studi specialistici del Coordinamento delle Camere penali della Regione Calabria, denominato maxi-processi e derive incostituzionali”.
Gli avvocati iscritti alle Camere Penali di Cosenza, Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria, Paola, Castrovillari, Palmi, Locri, Vibo Valentia, Rossano e Lamezia Terme, si sono riuniti lo scorso 27 settembre, affrontando uno dei temi caldi della giustizia, dopo le recenti maxi-inchieste antimafia coordinate in Calabria dalla Dda di Catanzaro.
Nel documento, si legge, «che la recente esecuzione dell’ennesima misura cautelare a carico di centinaia di persone indagate, dunque presunti innocenti, ripropone, in maniera attualmente allarmante, il tema della corretta applicazione degli istituti del “collegamento delle indagini “e della “riunione dei processi”, poiché soltanto la puntuale e corretta applicazione degli articoli 17) e 371) del codice di rito penale consente di arginare la pericolosa trasformazione in regola dell’eccezionalità dei cosiddetti maxi-processi, che costituiscono un vero e proprio vulnus all’interno di un sistema accusatorio fondato sui principi costituzionali del giusto processo e del diritto di difesa».
Gli avvocati penalisti ricordano che le Camere Penali sono “le vedette del giusto processo”, evitando l’eccentrica applicazione degli istituti del “collegamento delle indagini” e della “riunione dei processi” obliteri principi costituzionali posti a «garanzia del diritto di difesa» scrivono gli avvocati Liborio Bellusci, Roberto Le Pera, Valerio Murgano, Giovanni Zagarese, Romualdo Truncè, Renzo Andricciola, Eugenio Minniti, Pasquale Foti e Giuseppe Mario Aloi.
«Il diritto ad un processo che abbia una durata ragionevole è “messo in pericolo” dall’alterazione e addirittura dall’ingestibilità delle regole poste a garanzia degli indagati-imputati, con effetti devastanti per attività giudiziaria -non solo della fase immediatamente successiva all’applicazione del provvedimento cautelare, ma, soprattutto, dell’intero procedimento».
Critiche anche sul luogo fisico in cui vengono svolti i maxi-processi: Un processo «speciale perché celebrato in aule di giustizia definibili “centri di raccolta temporanea di imputati”, denominati - in questa strana epoca di pace - “Aule bunker”, così da conferirne l’immagine di una fortificazione militare, all’interno della quale riuscirà molto difficile, per il cittadino della cosiddetta “società civile”, pensare che, “in nome del popolo italiano” si starà giudicando una persona presunta innocente».
Per questi e altri motivi, le Camere Penali calabresi, condividendo le richieste avanzate dalla Camera penale di Cosenza sul tema in questione, hanno deciso di costituire un Osservatorio, «preposto al costante monitoraggio - anche in eventuale sinergia con gli Osservatori UCPI- dell’attività giudiziaria calabrese concernente l’applicazione degli istituti del “collegamento delle indagini” e della “riunione dei processi”, nei termini disciplinati dagli articoli 17 e 371 del codice di procedura penale, i cui “Lavori”, nel caso dovessero sussistere le condizioni, saranno propedeutici alle più incisive e legittime manifestazioni di dissenso da parte dell’Avvocatura».