Fiumi di droga dalla Locride e dal Crotonese. L’organizzazione criminale che aveva piantato solide radici in città deteneva il monopolio incontrastato delle piazze di spaccio. Secondo la ricostruzione cristallizzata nelle oltre mille pagine di provvedimento, il sodalizio criminale era in un primo momento capeggiata da Santo Mirarchi (collaboratore di giustizia dal 2016), organizzatore del commercio illecito, coadiuvato nella direzione dell'attività da Antonio Berlingieri, dalla figlia Ivana e dalla moglie Stefania oltre che da altri sodali tra cui Rosario Fera, ai quali demandava gli aspetti pratici relativi allo spaccio della sostanza stupefacente, e che si ponevano in atteggiamento subalterno rispetto a Santo Mirarchi. Questo si occupava dell'approvvigionamento della sostanza stupefacente, organizzandolo e finanziandone l'acquisto, per il quale incaricava in alcune occasioni sia Rosario Fera che Mario Fera alias "Antonio" entrambi fratelli, oltre che recandosi personalmente ad acquistarla in Gioiosa Jonica (RC).

 

L’ascesa di Santo Mirarchi

Successivamente, l'articolazione organizzativa si amplia e si consolida sul territorio ed è possibile assistere ad una presa di potere ancora maggiore di Santo detto "Santino", che si colloca al vertice quale capo dell'organizzazione a struttura piramidale, seguito in posizione immediatamente subalterna da Luigi Attinà detto "Lillo" e Franco Macario, i quali, in sostanza, rivestiranno quel ruolo di fiduciari prima ricoperto da Ivana Berlingieri. Volendo assimilare l'attività svolta, annotano gli inquirenti, a quella di una impresa, si può utilizzare un parallelismo per dire che nella sua prima fase di vita, la compagine criminale è gestita in forma essenzialmente familiare, ma trascende la famiglia stessa sia nel senso che a sorreggerla non è il mero vincolo di parentela e sia nel senso che persone "estranee" alla famiglia ne sono stabilmente inserite.

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L’acquisto dello stupefacente

L'associazione esiste sin dal 2009. Le maglie operative dell'organizzazione si sviluppano nel tempo e si dipanano nel senso che Mirarchi concorda ed acquista la sostanza principalmente del tipo cocaina da fornitori della vallata del bonamico e precisamente da Bovalino, San Luca, Ardore, tra i quali spicca il ruolo di Pizzata Francesco, collegato all'organizzazione sin dal 2010. Tale sostanza viene ceduta in grossi quantitativi a spacciatori di livello, per così dire, "superiore" i quali la smerciano presso gli spacciatori "al dettaglio". Il gruppo criminale non risulta scevro però da altre relazioni con altri contesti malavitosi insistenti sul territorio calabrese, avendo potuto fare leva su canali di approvvigionamenti posti in località su cui insistono associazioni di tipo `ndranghetistico (Isola Capo Rizzuto, Africo e Rosarno), che gestiscono il fiorente affare del narcotraffico.

 

Luana Costa