Il Consiglio Regionale della Calabria si preparerebbe a ratificare la legge istitutiva di una nuova area protetta, il Parco della Valle del Coriglianeto. Ma l’iniziativa promossa dalla consigliera Pasqualina Straface, approvata con un blitz dalla Commissione Ambiente senza i necessari approfondimenti e senza audire le associazioni venatorie ed altri legittimi portatori d’interesse, sembra più una trovata promozionale che un’azione veramente diretta a tutelare l’ambiente naturale di questa vasta zona del versante orientale della Sila.

Provvedimento dannoso

«La Calabria ha una superficie di territorio di aree protette in termini percentuali ben al di sopra della soglia massima prevista dalla legge. La paventata ipotesi di allargare ulteriormente tali aree da una parte nulla aggiunge sotto il profilo della tutela di ambiente e paesaggio, su cui proprio i cacciatori esercitano una efficace vigilanza con la loro presenza costante e capillare pure nelle zone meno accessibili, mentre scoraggia le iniziative imprenditoriali del settore primario a causa degli eccessivi vincoli e divieti, e finisce col favorire la proliferazione delle specie problematiche con in testa il cinghiale, in danno di altre specie, mettendo a rischio la biodiversità. L’iniziativa della consigliera regionale a prescindere dai singoli obiettivi, trattando determinazioni ad ampio impatto sulla comunità, dovrebbe consigliare maggiore prudenza. Quella che ha probabilmente indotto altri rappresentanti a ritirare il sostegno sul provvedimento». Così il commento sul punto del presidente regionale di Federcaccia Giuseppe Giordano.

Gli altri punti in discussione

L’argomento sarà uno dei punti all’ordine del giorno dell’assemblea provinciale di Cosenza della Federazione Italiana della Caccia, in calendario sabato 22 luglio, nel quale figura anche un altro argomento di stretta attualità: il rischio della diffusione su larga scala della peste suina africana che ha indotto il presidente della Regione Calabria con la propria e prima ordinanza a sospendere l’attività venatoria nella zona infetta. «La decisione adottata dal Presidente della Regione Roberto Occhiuto, non in linea con quanto già in precedenza disposto dal Commissario straordinario nazionale Vincenzo Caputo né con le determinazioni assunte da altri presidenti di regione – afferma il presidente di Federcaccia Cosenza Francesco Antonio Greco - sta creando allarme e preoccupazione nell’ambito venatorio ma anche in quello agricolo e degli allevatori e causa ritardi nelle attività necessarie che dovrebbero vedere coinvolti in primi i cacciatori, che volontariamente si sono resi disponibili a collaborare con le autorità sanitarie Regionali».

La caccia al cinghiale

Durante l’assemblea, inoltre, si discuterà delle ipotesi di modifiche al disciplinare di caccia al cinghiale annunciate, nel corso della Consulta faunistica Regionale, dal direttore generale agricoltura della Regione Calabria. E pure della mancata attuazione da parte della Regione Calabria del Progetto Pilota sul Cinghiale predisposto dal Consiglio Regionale della Federcaccia, consegnato da oltre un anno, che poteva e può essere strumento valido per delineare la gestione della specie, sull’intero territorio regionale. Infine, oggetto della riunione sarà anche l’imminente approvazione del calendario venatorio per la stagione 2023/2024, la situazione del nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale e delle continue proposte di istituzione di nuove aree protette da parte di alcuni consiglieri regionali i quali, evidentemente ignorando che la Calabria è già al primo posto in Italia detenendo la più alta percentuale di zone inibite alla caccia.