Al tribunale di Paola le acque sono agitate da tempo, il motivo è il trattamento riservato in più occasioni a uno dei professionisti che collaborano con i giudici per l'espletamento delle pratiche. Ciò da tempo sta insinuando malumori e sospetti nelle centinaia persone, principalmente commercialisti, che gravitano attorno al palazzo di giustizia paolano. Il professionista in questione è Fernando Caldiero, commercialista di Cetraro, assiduo frequentatore dei tribunali per via del suo lavoro che lo ha visto spesso vestire i panni del curatore fallimentare. Di recente, all'uomo, che risulta essere plurititolato, è stato assegnato un altro incarico, ma l'episodio ha scatenato l'ira dei più. Per capire a fondo le ragioni, che non sono dettate solo da futili gelosie tra colleghi, bisogna andare a ritroso nel tempo.

Chi è Fernando Caldiero

Il suo nome è diventato noto alle cronache locali tra l'inverno e la primavera del 2018, quando il fallimento della società titolare della clinica Tricarico di Belvedere (di cui cura prima la fase pre-concordato e poi del concordato), si avvia mestamente verso il fallimento, suggellato da una sentenza del tribunale di Paola il 17 luglio 2018. Il suo ruolo era stato messo in discussione da alcune inchieste giornalistiche che mettevano in luce già all'epoca una serie di presunti conflitti di interesse per via della natura dell'incarico espletato e i rapporti mantenuti da tempo sia con i vertici della casa di cura, risalenti addirittura al 1993, sia con lo stesso tribunale. Al fine di chiarire la vicenda e smettere di alimentare le polemiche, il 16 marzo del 2018 il commercialista rassegna le dimissioni.

Qualche settimana più tardi, precisamente il 27 giugno 2018, il presidente del tribunale, dottoressa Paola Del Giudice, a seguito di un decreto legislativo, emana un documento in cui si chiariscono le "ipotesi di incompatibilità di curatori fallimentari e degli altri organi di procedure concorsuali". Con il provvedimento si vieta categoricamente la nomina di professionisti che sono stati alle dipendenze o hanno prestato la loro opera professionale a favore della ditta fallita oppure che hanno rapporti di assidua frequentazione con i magistrati appartenenti all'ufficio giudiziario che conferisce l'incarico. In altre parole, come già ribadito in altre occasioni, se questo documento fosse esistito anche due anni prima e fosse stato rispettato, Caldiero non sarebbe mai diventato commissario né per il pre-concordato né per il concordato della società "Istituto Ninetta Rosano Srl", titolare, come dicevamo poc'anzi, della clinica belvederese finita poi all'asta per 31 milioni di euro.

La nuova nomina

Passano appena sei messi da quell'importante documento che regola gli incarichi all'interno del tribunale e al professionista cetrarese viene affidata una nuova nomina. Come si può leggere liberamente sul sito "Portale creditori", la nomina risale al 31 gennaio 2019 e si tratta nuovamente di una pratica milionaria.

Caldiero non è nuovo a questo tipo di incarichi, dal momento che non ne fa incetta solo nel suo ambito di competenza, cioè Paola, ma anche nei tribunali di Cosenza, Crotone, Catanzaro e Castrovillari. Ciò significa che di tutti gli iscritti all'albo dei ctu (consulenti tecnici d'ufficio) di ogni singolo tribunale e di tutti gli iscritti all'albo di appartenenza, Caldiero risulta essere quello più adeguato in termini di professionalità e competenza.

L'obbligo della turnazione

Quello che più sta indisponendo numerosi altri professionisti del posto, è la questione riguardante l'obbligo della turnazione nella nomina dei ctu. In sostanza, i giudici sarebbero tenuti ad attingere di volta in volta a una lista di consulenti regolarmente iscritti, consultabile qui tenendo conto dei requisiti. Per quanto riguarda i concordati fallimentari, le liste a cui il tribunale di Paola potrebbe fare riferimento sarebbero 3: quelle dei dottori commercialisti (n° 133); dei ragionieri commercialisti (n°2); dei ragionieri (n° 35). Per un totale di 170. Non solo, il giudice potrebbe attingere anche dalla lista degli iscritti all'ordine dei commercialisti di Paola, che superano le 250 unità, purché il professionista risponda agli specifici requisiti richiesti.

La sentenza della Cassazione

A parlare di obbligo di turnazione è una sentenza della Cassazione, la n° 10157 del 18 maggio 2016, con cui gli ermellini stabiliscono l'attribuzione delle responsabilità al giudice che non rispetta la equa turnazione dei ctu e nomina sempre gli stessi, anche dalla comprovata bravura. Questa la massima: «In tema di responsabilità disciplinare dei magistrati, commette l'illecito previsto dall'art. 2, comma 1, lett. g) e n), del d.lgs. n. 109 del 2006 il giudice che non si attenga al criterio dell'equa distribuzione degli incarichi di consulenza tecnica, concentrandoli su un numero ristretto di professionisti, in violazione del dovere di diligenza e correttezza, essendo a questo fine irrilevante la soglia del 10 per cento stabilita dall'art. 23 disp. att. c.p.c., la quale riguarda gli incarichi conferiti dall'intero ufficio e non dal singolo magistrato».

Il decreto del presidente del tribunale di Paola

E' il 25 maggio 2017, un anno dopo la sentenza e la dottoressa Del Giudice, che presiede il palazzo, emette un decreto riguardante la “vigilanza sugli incarichi conferiti agli ausiliari dei giudici”, che fa riferimento a una delibera del Consiglio Superiore della Magistratura datata 13 ottobre 2016. Anche qui è ribadito il concetto secondo cui si deve assicurare un'adeguata rotazione dei vari iscritti all'albo e si può puntare su quei «professionisti affidabili ed esperti, già conosciuti dal giudice per la comprovata conoscenza delle specifiche problematiche da affrontare» al di fuori delle liste dei ctu, ma solo quando le questioni sono particolari e delicate.

Il silenzio dell'Ordine dei Commercialisti

Alla luce di ciò, tra le aule del palazzo di giustizia paolano serpeggia un interrogativo: possibile che su oltre 250 iscritti all'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Paola, ci sia un solo esperto a cui affidare ricorrentemente incarichi di grande prestigio? Tutti gli altri sono incapaci oppure non hanno maturato la giusta esperienza? E perché ad alcuni toccano sempre incarichi altamente remunerati e ad altri spettano incarichi da poche migliaia di euro? Sono questi gli interrogativi che, indirettamente e in modo polemico, stanno mettendo in discussione lo stesso Ordine d'appartenenza. «A che cosa serve? Perché sta a guardare senza neppure chiedere spiegazioni?», ci si domanda di frequente negli ambienti. Ma poi, dopo una veloce ricognizione, si scopre che Fernando Caldiero ne è vice presidente.