VIDEO | Assembramenti al Cup senza alcun distanziamento, ambulatori chiusi ed esami e analisi prenotabili solo se urgenti. I pazienti sono esasperati
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La fase 3 è iniziata abbondantemente, ma non nell’ospedale di Lamezia Terme. Qui sono ancora prenotabili solo le visite urgenti. Chi non ha questa dicitura sull’impegnativa viene rimandato indietro, anche dopo ore di fila, anche se si tratta di pazienti con patologie oncologiche o gravi. Ma non solo. Solo due sono gli operatori al Cup, con l'inevitabile formazione di file, tanto che nei giorni scorsi si erano creati dei veri e propri casi di assembramento con video diventati virali.
Ora la situazione è migliorata, ma la distanza di sicurezza tra gli utenti non è rispettata, troppo poco lo spazio per non assembrarsi, d’altronde, ci dice Giuseppe Marinaro, coordinatore del comitato Malati Cronici del Lametino, «il Cup è collocato in un ingresso non attrezzati per fare da sala d’attesa». Tra gli utenti in fila c’è malumore e nervosismo, qualcuno ci scherza su: «Va bene essere pazienti, ma c’è un limite». C’è chi è dovuto tornare più volte con richieste di diverso genere, mettendo in conto ore e ore tra file in ospedale e dal medico di base. «Assurdo che un ospedale faccia solo visite urgenti» si sfogano.
Gli ambulatori sono chiusi, ma non per le visite intramoenia a pagamento, ci svela il Comitato. Un ospedale, insomma, che funziona a meno che mezzo regime, nonostante si rivolga ad un bacino di utenza di 150mila persone. Perfino il totem che dovrebbe servire a garantire il pagamento del ticket in modo telematico, risparmiando ore di fila, tempi di attesa e assembramenti, da mesi porta la dicitura “guasto”.
Fino a pochi giorni fa si attendeva il proprio turno all’esterno dell’ospedale, mentre un vigilantes si occupava di prendere nota dei cognomi su un foglio e di smaltire le richieste. Solo ora, con la fase3, è iniziato il controllo della temperatura corporea, mentre all’esterno dell’ingresso da settimane non vengono rimossi guanti e mascherine gettati da chi si allontana dal presidio.
Un ospedale che già navigava a vista quello lametino, nonostante le eccellenze nei reparti, ma sempre più depauperato tanto che già prima dell’emergenza coronavirus alcuni ambulatori avevano abbassato la saracinesca. Ora la pandemia sembra avere contratto ancora di più e pericolosamente l’offerta sanitaria: «Non si muore solo di coronavirus – afferma Marinaro – si muore anche di malattia oncologiche, cardiologiche e così via. Non si può fermare un ospedale».