Rivendicare il diritto alla salute e chiedere la riapertura dei reparti chiusi, a cominciare da quello di Medicina nucleare, fermo da due anni in attesa di lavori di riqualificazione. Sono le ragioni che questa mattina hanno spinto l’associazione Vivere Sorridendo, che rappresenta i pazienti oncologici del Crotonese, a organizzare un sit-in pacifico davanti all’ospedale di Crotone.

Riaprire il reparto di Medicina nucleare

«Noi - spiega il presidente dell’associazione, Giovanni Marsala – abbiamo protestato anche nel 2019, quando il reparto venne chiuso. Da allora non è cambiato assolutamente niente. Non è ammissibile che un malato oncologico debba spostarsi per fare questi esami diagnostici o rivolgersi ai privati: se non si hanno le possibilità, come si fa?».

«Abbiamo il diritto a curarci nella nostra città e di avere il reparto di Medicina nucleare, che è fondamentale per noi pazienti oncologici, che eseguiamo controlli praticamente a vita» aggiunge Maria Grazia Grande, tra le fondatrici dell’associazione.

Roberto Russo è vicepresidente di Vivere Sorridendo e ogni giorno presta servizio di volontariato nel day hspital di Oncologia, al fianco dei pazienti, dai quali raccoglie confidenze e lamentale: «Di malati ce ne sono tanti e molti si spostano per controlli a Catanzaro e Cosenza, perché non possono farli a Crotone? È vergognoso».

«Io sono stata qua molti anni fa come paziente e capisco esattamente il dolore e la pena di quando si perde qualcosa che funziona. Non si può andare avanti così e chi può fare qualcosa deve farlo subito» si sfoga Caterina Lucente, vicepresidente dell’associazione Donne e Diritti, di San Giovanni in Fiore.

Tutto l’ospedale in sofferenza

Ma la chiusura della Medicina nucleare è solo uno dei tanti problemi della sanità crotonese. I manifestanti chiedono anche soluzioni per la riattivazione della Terapia Intensiva Neonatale, ad esempio, chiusa da settimane per carenza di personale. A breve dovrebbero prendere servizio due medici, ma probabilmente - ricordava giorni fa l'associazione Noi Mamme e Bebè, che stamattina ha partecipato alla manifestazione- saranno sufficienti solo per riattivare i servizi ambulatoriali di Neonatologia e non per la riapertura della Tin. Tra l’altro, contro il depotenziamento dell’ospedale, altre 30 associazioni del territorio, nei giorni scorsi, hanno sottoscritto un appello, dicendosi pronte a ricorrere alla Corte internazionale di Strasburgo per il mancato riconoscimento del diritto alla salute nel Crotonese.

Le richieste

L’appello dei manifestanti è rivolto all’Asp di Crotone e a rappresentanti politici: «Oggi è solo l’inizio - annuncia Grande - dopo anni di silenzio vogliamo far sentire la voce degli ammalati. Chi ha la responsabilità di ciò che sta avvenendo deve prendere in carico questa situazione». «Io mi rivolgo alle istituzioni locali, che anche se non hanno competenza in materia, hanno comunque una funzione di indirizzo e devono sollecitare i dirigenti dell’Asp a intervenire» aggiunge Marsala.

Al sit-in hanno partecipato anche diverse associazioni del territorio, alcuni consiglieri e amministratori comunali, rappresentanti sindacali e la parlamentare Elisabetta Barbuto. «Sono due anni che mi batto per la riapertura della Medicina nucleare – spiega l’assessore comunale alla Tutela della Salute, Carla Cortese, che è anche oncologa al San Giovanni di Dio – Con la dirigenza dell’Asp c’è un dialogo costante, purtroppo stiamo pagando lo scotto di scelte passate, con il declassamento dell’ospedale da hub a spoke, che ha portato al taglio di diversi servizi».