Groviglio interpretativo a Roma sulle toghe del Pollino, tutto ruota sull’ineleggibilità di quattro componenti e sugli atti ritenuti nulli
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Fumata nera al Consiglio Nazionale Forense chiamato a pronunziarsi sui sei componenti ritenuti ineleggibili dalla stessa Corte di Cassazione. Era attesa la nomina di un commissario, ma, secondo i bene informati, la decisione è slittata a data da destinarsi. In realtà la vicenda si presta a un groviglio di interpretazioni a tutto vantaggio di chi ha consolidato il potere nel corso degli anni.
Il relatore ha comunicato a inizio di seduta le intervenute dimissioni di otto componenti del Consiglio dell’Ordine di Castrovillari su quindici. Va da sé che il Consiglio, secondo una prima interpretazione, sia da ritenere decaduto. Il procuratore generale ha chiesto la dichiarazione di incandidabilità per i quattro consiglieri attualmente dimissionari (erano sei; dei due mancanti, uno è deceduto, l’altro è il presidente uscente che si è dimesso per incompatibilità con la carica di consigliere nazionale del Cnf).
Sul fronte opposto, la difesa dei ricorrenti ha messo in evidenza il criterio, ritenuto poco trasparente, posto in essere dagli otto avvocati dimissionari (su 15) e ha richiamato un esempio analogo (Ordine di Latina) in cui i ricorrenti adirono il Tar i cui giudici dichiararono la decadenza del commissario nominato dal ministero (su proposta del Cnf) sulla base del principio secondo il quale tutti gli atti prodotti da soggetti ritenuti ineleggibili (allorquando vi sia un reclamo in corso di decisione da parte del Cnf, come in questo caso) siano da dichiarare nulli, quindi anche quelle dimissioni che portarono al commissariamento.
Tale aspetto è estensibile alla vicenda di Castrovillari, pertanto, l’organo giudicante si è riservato di decidere. Nel frattempo, ben 12 avvocati hanno avanzato una richiesta di accesso agli atti al Cnf relativamente all’udienza tenuta il 19 febbraio scorso e una lettera al presidente del Cnf, avvocato Maria Masi, nella quale si chiede il rinvio di ogni decisione in attesa dell’imminente pronunziamento sul ricorso di riassunzione. In sostanza, i ricorrenti mirano a ottenere la dichiarazione di ineleggibilità di quattro consiglieri per divieto del terzo mandato e procedere allo scorrimento della graduatoria. Così facendo il Consiglio resta in carica e può continuare a svolgere le attività attualmente paralizzate.