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«Dalla tac era emerso che Giuseppe aveva un solo polmone, un'anomalia di cui non eravamo a conoscenza». Non si danno pace i familiari di Giuseppe Galea, l’uomo di Siderno deceduto lo scorso 4 febbraio all’ospedale di Locri. Assistiti dall’avvocato Antonio Ricupero, hanno presentato un esposto-denuncia in Procura.
Tutto ha inizio il giorno di Santo Stefano. Giuseppe, che gode di ottima salute e conduce una vita regolare, accusa dolori al torace accompagnati da una forte tosse e da difficoltà respiratorie. «Accompagnato al Pronto Soccorso del nosocomio locrese – racconta la famiglia - gli viene diagnosticata una broncopolmonite prima di essere dimesso dopo aver ricevuto alcune prescrizioni sulle cure». Nella notte tra il 23 e il 24 gennaio, Giuseppe accusa una ricaduta. «Dopo una nuova corsa al Pronto Soccorso – proseguono i familiari - gli vengono somministrate quattro flebo. Il mattino successivo viene sottoposto a una radiografia al torace, da cui si evince che la tosse che lo infastidisce è causata da una polmonite vera e propria che richiede l'immediato ricovero».
L’odissea continua. Il 27 gennaio Giuseppe viene spostato in una stanza singola, dopo aver eseguito una tac, «con la motivazione che "sarebbe dovuto rimanere isolato poichè affetto da tubercolosi". Qualche giorno dopo, visionando nuovamente la tac, un medico del reparto – rimarcano i congiunti - ci riferisce che Giuseppe potrebbe essere affetto da alveolite polmonare». Per essere certi della diagnosi, gli vengono prelevati muchi e sangue per inviarli in un centro a Lamezia Terme, dove sarebbero stati sottoposti a esami specifici che sarebbero stati comunicati. «Una telefonata al centro di Lamezia, avvenuta pochi giorni dopo, ribadisce che Giuseppe non è affetto da tubercolosi. Tuttavia non viene indicata una diagnosi esatta e si richiedevano ulteriori esami. Nel frattempo a Giuseppe – sostiene la famiglia Galea - continuava ad essere somministrato un mix di farmaci potentissimi, circa 14 flebo al giorno».
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Intanto la situazione peggiora. La mattina di domenica 4 febbraio, Carlo, il fratello si reca in ospedale e non viene riconosciuto da Giuseppe che lo scambia per la moglie. «Inoltre Giuseppe – riferiscono ancora i familiari - dichiara di vedere nella stanza persone non presenti, tra cui il figlio che si trova a Torino. Carlo avverte il medico di turno che lo tranquillizza aggiungendo che nel corso di 10 giorni il fratello si sarebbe ristabilito e sarebbe stato dimesso». Alle 16 Giuseppe viene trasferito in Rianimazione. «Alle 18 lo incontriamo e sembra stare meglio ma ci avvertono che sarebbero dovute trascorrere 48 ore per considerarlo fuori pericolo». Alle 21.30 Giuseppe esalava l'ultimo respiro.
«Chiediamo chiarimenti ai medici di Rianimazione – tuonano i familiari - e ci sentiamo dire che dalla tac effettuata il 26 gennaio era emerso che Giuseppe aveva un solo polmone, un'anomalia di cui non eravamo a conoscenza». Sebbene ancora sotto shock, la famiglia Galea si è rivolta alla Procura di Locri. Le indagini per omicidio colposo, finora a carico di ignoti, sono condotte dal pm Ezio Arcadi. Nei prossimi giorni sarà eseguita l’autopsia.