La fitta rete di cessioni di cocaina e marijuana faceva capo al genero dell'ex padrino Franco Perna. La ricostruzione dei rapporti nella organizzazione criminale
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Il magazzino in cui il gruppo criminale nascondeva le armi e la droga era di proprietà di uno zio di Alfonsino Falbo. Più volte aveva cercato di tornare in possesso di quei locali ubicati in Contrada Cava San Pietro del comune di Rende. Un giorno Alfonsino era stato affrontato anche dal cugino, al quale però si era rivolto a muso duro. «Lo sai che ti dico? Il magazzino non ve lo lascio. Fai venire a tuo padre, così l'affogo».
Monitorati dai carabinieri
Quello che Alfonsino Falbo non sapeva è che il deposito utilizzato come base logistica era monitorato attraverso un impianto di videosorveglianza. I carabinieri avevano più volte osservato i suoi assidui movimenti all’interno di quell’edificio e quelli dei suoi sodali Massimo Imbrogno e Vincenzo Laurato, incaricati di custodirvi e prelevare all’occorrenza i «panetti di fumo» come gli stessi malviventi descrivono lo stupefacente nelle intercettazioni captate dai militari.
Colto in flagrante
Il 23 novembre del 2017 decidono di intervenire e bloccano il Laurato sorprendendolo con un panetto di hashish nell’auto. La successiva perquisizione nel magazzino consente di rinvenire il resto della roba, nel complesso saranno sequestrati quasi quattro chili e mezzo della sostanza proibita per un valore di 25mila euro, una carabina e le relative munizioni.
Le cessioni dello stupefacente
Forte della sua parentela con il capobastone Franco Perna, per averne sposato una figlia, Alfonsino Falbo si colloca al vertice della consorteria che nel sistema Cosenza, detiene il monopolio delle piazze di spaccio. E tratta anche cocaina. Tra i suoi più assidui clienti c’è Gaetano Bartone il quale acquista lo stupefacente per rivenderlo. Al dettaglio la cocaina viene spacciata per 70 euro al grammo, l’hashish a tre euro e cinquanta centesimi.
Le armi celate nell’auto
Nel corso delle indagini poi, siamo nel marzo del 2018, l’attenzione degli inquirenti si concentra su un’auto, una Fiat Stilo al cui interno vengono rinvenute armi e stupefacenti. Era parcheggiata in Via Don Silvestro Marano, nei pressi di Via Panebianco.
Alfonsino Falbo, tramite Imbrogno e Laurato, l’aveva sottratta l’anno prima al suo possessore il cui nipote aveva contratto un debito di 1.200 euro con il gruppo criminale, presumibilmente per l’acquisto di droga. Il veicolo era stato poi ceduto a Riccardo Gaglianese, anche lui arrestato nell’ambito dell’operazione Overture perché spacciatore abituale.
Il problema della custodia
Gaglianese subì una nuova perdita di stupefacente rinvenuto in un’altra Stilo, dove erano nascosti 64 grammi di cocaina. Quello della custodia della droga era un problema per tutte le articolazioni del sodalizio criminale. Dopo il sequestro del magazzino di Rende, nel 2017, Alfonsino Falbo accetta la proposta in tal senso di una donna, Giuseppina Carbone, la quale aveva già rapporti con il gruppo poiché era dedita all’acquisto di hashish attraverso Massimo Imbrogno per poi rivenderla al dettaglio.
L’arresto in flagranza
La Carbone, sarà poi arrestata nel marzo del 2018 per la detenzione ai fini di spaccio dello stupefacente. Nei tre mesi precedenti, secondo le risultanze investigative, aveva custodito quantitativi non secondari di droga che l’Imbrogno, sotto il coordinamento di Alfonsino Falbo, gli chiedeva all’occorrenza di consegnare. Massimo Imbrogno ad un certo punto ha avuto persino la disponibilità delle chiavi di casa della Carbone.
Non è un'isola felice
Il sistema Cosenza rivela che il capoluogo bruzio non è mai stata un’isola felice. Le organizzazioni criminali non hanno smesso di allungare i propri tentacoli, con le nuove leve pronte a riorganizzarsi per occupare gli spazi lasciati dai padrini finiti nella rete della giustizia.
Sullo sfondo la corsa alle armi, per incrementare la carica intimidatoria, e l’alleanza sancita nella divisione dei proventi delle attività criminali.