Non regge l’accusa che aveva chiesto condanne per tutti gli imputati. Tra i reati contestati usura ed estorsione
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La Corte d’Appello di Catanzaro ha confermato l’assoluzione decisa in primo grado dal gup del Tribunale di Vibo Valentia per 8 imputati coinvolti nel processo nato dall’operazione “Odissea”. Queste nel dettaglio le richieste di condanna formulate dalla Procura generale che non hanno retto al vaglio dei giudici: 6 anni Paolo Lo Bianco, di 55 anni, di Vibo Valentia (avvocati Vincenzo Gennaro e Giancarlo Pittelli); 6 anni Salvatore Sorrentino, di 60 anni, di Vena Superiore (avvocati Giuseppe Di Renzo e Alfredo Gaito); 6 anni Giuseppe Francesco Niglia, 70 anni, di Briatico (avvocati Francesco Muzzupappa e Antonio Porcelli); 6 anni Filippo Gerardo Gentile, 63 anni, di Zambrone (avvocati Francesco Sabatino e Giuseppe Bagnato); 6 anni Antonio Tripodi, di 54 anni, di Portosalvo (avvocato Anselmo Torchia); 4 anni Giuseppe Sicari, di 56 anni, di Paradisoni di Briatico (avvocati Pantaleone Moisè e Francesco Gambardella); 6 anni Nicolino Pantaleone Mazzeo, di 48 anni, di Mesiano di Filandari (avvocati Francesco Stilo e Antonio Foti); 6 anni Alessandro Ventre, 50 anni, di Vena Superiore (avvocato Antonio Crudo). In primo grado tutti gli imputati erano stati assolti dal gup del Tribunale di Vibo, Gabriella Lupoli, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato (l'allora pm Santi Cutroneo aveva chiesto la condanna per tutti a 6 anni di reclusione a testa).
Le assoluzioni erano state quindi appellate dalla Procura di Vibo Valentia. Tutti gli imputati erano chiamati a rispondere, a vario titolo, dei reati di usura ed estorsione ai danni dell’imprenditore di Briatico Giuseppe Grasso e della moglie Francesca Franzè, in un arco temporale ricompreso fra il 1993 al 2005. I due coniugi sono divenuti in seguito testimoni di giustizia.