“Talpe” al servizio dei clan persino all’interno della Procura di ViboValentia ed appartenenti alle forze dell’ordine che avrebbero svelato alcune attività d’indagine in corso.E’ l’inquietante scenario sul quale stanno lavorando i carabinieri del Nucleo Investigativo di ViboValentia che nella giornata di ieri hanno portato a termine l’operazione antimafia “Miletos” con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Una pista investigativa suffragata da elementi definiti nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, vergata dal gip distrettuale, come “allarmanti”. 

 

Dal complesso delle investigazioni sulla faida fra i Mesiano ed i Corigliano di Mileto, ad avviso del gip emergono infatti dati che chiamano direttamente in causa dipendenti della Procura infedeli. In particolare – come racchiuso in un’informativa del 14 luglio dello scorso anno redatta dal Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, Reparto Operativo, Nucleo Investigativo – la famiglia Mesiano avrebbe avuto “fonti informative” rappresentate da “dipendenti della Procura di Vibo Valentia che all’epoca, in cambio di denaro”, avrebbero fornito indicazioni sullo svolgersi delleattività d’indagine. Uno scenario gravissimo di corruzione e rivelazione di atti coperti da segreto, sul quale le indagini sono ancora in corso per fare piena luce su quanto accaduto. Ma non è l’unico elemento inquietante in cui si sono imbattuti gli investigatori dell’Arma.

 

Una delle persone finite ieri in carcere - Gaetano Elia di Mileto - è stato infatti intercettato mentre si vantava di aver ricevuto indicazioni circa l’attività d’indagine in corso dopo aver contattato ed incontrato un soggetto che utilizzava un’utenza telefonica intestata al Ministero dell’InternoDipartimento di Pubblica Sicurezza. Anche su tale aspetto le indagini sono in corso, mentre l’accusa nei confronti di Gaetano Elia – che in passato aveva anche collaborato con la Procura di Vibo - rimane quella favoreggiamento personale in quanto, quale tecnico installatore addetto alla manutenzione di un impianto di videosorveglianza ubicato presso un esercizio commerciale di Mileto, avrebbe fornito ai Mesiano il Dvr con le registrazioni delle immagini dei responsabili dell’omicidio di Giuseppe Mesiano, omettendo di consegnarle ai carabinieri.