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Il personale del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria ha dato esecuzione a un Decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, della società “Ased spa”, il cui titolare è Rosario Azzarà, tratto in arresto il 7 dicembre scorso in esecuzione di provvedimento cautelare emesso nei confronti di 18 indagati localmente legati ad ambienti dell’imprenditoria, della politica e della ‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali denominate “cosca Iamonte” e “cosca Paviglianiti”.
“Ecosistema”, interdittiva antimafia per l’Ased
Tutti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata libertà degli incanti, violenza privata, corruzione elettorale, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, tutte ipotesi aggravate dall’aver agito con modalità mafiose e per agevolare la cosca di riferimento, falsa testimonianza, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, detenzione e porto illegale in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi comuni da sparo.
In particolare, dalle indagini condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria sotto la direzione della locale Procura Distrettuale Antimafia, è emerso come Rosario Azzarà, imprenditore operante nel settore dei rifiuti, Carmelo Ciccone e Giuseppe Saverio Giuseppe Zoccoli, forti del sostegno derivante dalla criminalità organizzata locale e avvalendosi della collaborazione di liberi professionisti e della compiacenza di funzionari e amministratori pubblici, abbiano condizionato il regolare svolgimento delle gare d’appalto.
Rosario Azzarà: l'imprenditore «legato ai clan»
Proprio l’“Ased spa” è stata individuata quale impresa di riferimento della cosca “Iamonte”, egemone nel comprensorio di Melito di Porto Salvo, e in tale qualità si è resa monopolista sul territorio dell’intera provincia reggina nel settore della raccolta e gestione dei rifiuti, accaparrandosi importanti commesse pubbliche, anche attraverso il ricorso a metodologie intimidatorie.
Il provvedimento di sequestro riguarda le quote sociali e l’intero patrimonio aziendale, tra cui numerosi beni immobili e mobili, oltre che conti correnti, beni strumentali e prodotti finanziari, affidati agli amministratori giudiziari, per un valore complessivo stimato in 13milioni di euro.
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