Migliaia di piante di cannabis di cui oltre tremila in fase di essicazione e altre sessanta pronte al travaso, quattrocento grammi di cocaina conservata sottovuoto e pronta per essere spacciata.  Un tesoro di circa 10milioni di euro che gli affiliati al clan Muto intendevano difendere con ogni mezzo, scoperto dalla Guardia di finanza di Cosenza, che nell’ambito dell’operazione 'Difesa' hanno fermato su richiesta della Dda di Catanzaro Michele Iannelli, il leader della consorteria, che come spiegato nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta in Procura, alla presenza tra l'altro dei due aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto, avrebbe riciclato gli ingenti proventi in una serie di attività commerciali dalle parvenze lecite, punti vendita che avrebbe intestato ad una serie di prestanome.

 

Insieme a lui sono finiti in manette Fabrizio Iannelli, Christian Onorato e Pierangelo Iacovo. Contestualmente ai fermi gli uomini della Fiamme gialle  hanno messo i sigilli su   un ingrosso  e due punti vendita  di frutta e verdura di fatto gestiti da Michele Iannelli alias Tavolone. Sono tre i casolari dove gli uomini della Guardia di finanza hanno scoperto un impianto industriale di essiccazione intensiva, completo di apparato di areazione perfettamente funzionante e un sistema di illuminazione capace di fruttare al meglio anche la luce naturale con appositi pannelli trasparenti istallati sul soffitto, integrato da lampade alogene con tanto di impianto di irrigazione e di riscaldamento. Ma lì dentro le Fiamme Gialle non hanno trovato solo droga.

 

Nel corso delle perquisizioni sono state trovate due pistole, un fucile a pompa, due carabine e migliaia di munizioni, probabilmente utilizzate per una serie di rapine. Ma c’è dell’altro. Gli uomini della finanza delegati alle indagini dalla Dda di Catanzaro hanno scoperto un libro mastro del clan, con su indicate le vendite di grosse partite di stupefacenti, gli acquisti di materiale utile per la coltivazione e lo stoccaggio della marijuana ,per il taglio della cocaina e soprattutto la spartizione dei proventi tra i quattro arrestati, i cui nomi compaiono negli appunti dove si procede alla divisione deli utili. Mesi di lavoro che hanno portato gli investigatori a decriptare cifre e sigle, riuscendo a dare un nome e un volto ai componenti del sodalizio e a ricostruire un volume di affari di enormi proporzioni.

 

L’indagine del sostituto procuratore della Dda Pierpaolo Bruni, durata circa un anno, ha consentito di smantellare il sodalizio e di disvelare come la ‘ndrangheta cetrarese abbia impiegato i capitali provento della vendita di droga. Si tratta solo di un primo step di un’inchiesta destinata ad allargarsi.

 

NOMI - Gli arrestati sono Michele Iannelli, Fabrizio Iannelli, Christian Onorato e Pierangelo Iacovo, tutti di Cetraro, accusati di coltivazione e traffico di sostanze stupefacenti, appartenenti al clan Muto. L'indagine, coordinata dalla Dda di Catanzaro e durata oltre un anno, ha consentito di smantellare il sodalizio mafioso e di disvelare come la 'ndrangheta cetrarese impieghi i capitali illeciti ricavati dal traffico di droga.