Il noto professionista calabrese è accusato di abuso d’ufficio e falso ideologico. Le associazioni che rappresentano i penalisti protestano per l’ingresso del suo nome nell’inchiesta contro i clan crotonesi: «Ciò che gli viene contestato non ha nulla a che vedere con la mafia»
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Si inasprisce ulteriormente in Calabria lo scontro tra avvocati penalisti e magistratura. La nuova pietra dello scandalo è l’ultima operazione della Dda di Catanzaro, retta da Nicola Gratteri, che tra pochi giorni assumerà la guida della Procura di Napoli. Nell’inchiesta che questa mattina ha assestato un duro colpo alle cosche del Crotonese, è rimasto impigliato anche un noto penalista catanzarese, l’avvocato Vincenzo Ioppoli, nei confronti del quale sono state mosse accuse di abuso d'ufficio e falso ideologico per una presunta raccomandazione. I capi d’accusa contestati al professionista non sono aggravati dalle modalità mafiose e risulta indagato a piede libero. In particolare, secondo la Dda, in qualità di presidente della IX sottocommissione della Corte d'Appello di Catanzaro, nel 2020 avrebbe agevolato un candidato affinché superasse la prova d’esame per l’abilitazione alla professione forense.
L’inchiesta | Indagato Vincenzo Ioppoli, l’avvocato avrebbe agevolato una candidata nell’esame per l’abilitazione forense
Il fatto che il nome del noto avvocato sia finito, suo malgrado, accanto a quello di sospetti ‘ndranghetisti, ha scatenato la reazione del Consiglio direttivo della Camera penale di Catanzaro, che ha vergato una nota durissima per denunciare quello che a suo dire è l’ennesimo esempio di «un erroneo e smodato ricorso all’istituto della connessione tra procedimenti». Questione che le Camere penali della Calabria avevano già rimarcato nel luglio scorso, quando scioperarono per protestare contro - dissero - «una prassi giudiziaria che sta mettendo a rischio le tutele costituzionali e la stessa natura del processo penale».
«Ciò che si voleva, quella volta, evidenziare – sottolinea la nuova nota – è, tra le altre cose, l’effetto stigmatizzante che l’essere indagato in un processo di mafia comporta per il cittadino e, quindi, l’inopportunità (ma si dovrebbe dire, meglio, la illegittimità) di attrarre a questi processi soggetti chiamati a rispondere di reati comuni, che non presentano alcun profilo di connessione, se non volgarmente numerica, statistica o “pubblicitaria”, con quelli di criminalità organizzata».
In altre parole, sebbene non sia accusato di reati si stampo mafioso, il coinvolgimento di Ioppoli nell’inchiesta anti ‘ndrangheta secondo i suoi colleghi sarebbe servito soprattutto ad attirare l’attenzione dei media.
«Tutti massoni, gli avvocati. Tutti mafiosi. Tutti impegnati in una difesa corporativa.
Tutti con le “scrivanie troppo corte”, per usare i luoghi comuni che tanto vanno di moda», si ironizza con amarezza nel comunicato.
«Ma oggi noi siamo ancora qui, saldi nelle nostre toghe, fedeli ai nostri giuramenti, a rifiutarci di assistere in silenzio al tramonto dei diritti dei singoli, nel paese dove tutto è mafia – si legge ancora –, a stringerci accanto all’avvocato Vincenzo Ioppoli, prestigioso rappresentante del nostro Foro, avvocato militante, uomo perbene, esempio di ortodossia morale e professionale, oggi gettato nel tritacarne di un “processo di mafia” per una ipotesi di reato che, con la mafia, nulla ha a che fare».
«Non siamo qui per assumere la difesa d’ufficio dell’avvocato Ioppoli – prosegue il Consiglio direttivo –. Non ne ha bisogno. Ci precedono la sua brillante storia professionale, la sua statura umana, la luminosità della sua toga, mai raggiunta da alcuna macchia che la potesse minimamente violare. Sarà lui a chiarire prontamente la questione che lo vede coinvolto: aver ricevuto una “segnalazione” in favore di una candidata agli esami di avvocato. Estranei alla mafia la condotta, la candidata, il presunto tramite ed il commissario! Perché di questo stiamo parlando. Una presunta segnalazione d’esami!».
Poi, il monito finale: «A voi che, sordidamente, ne godete, ricordiamo sommessamente che quando avranno colpito tutti gli avvocati, non ci sarà nessuno a difendervi!».
Anche l'Ordine degli avvocati prende posizione
A stretto giro, sono intervenuti anche Il presidente e il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, che dopo aver sottolineato «i quarant'anni di specchiato esercizio della professione» da parte di Ioppoli, «svolta sempre con onore, dimostrerà la propria estraneità ad ogni ipotesi delittuosa», esprimono «perplessità circa il metodo giudiziario-mediatico con cui si propalano le notizie che vedono coinvolto un Avvocato e ogni volta che ciò accade».
«In particolare - si legge in una nota - lascia attoniti verificare che le notizie vengano pubblicate sui mass-media distorte anche rispetto alle indagini in corso e che la vera notizia sembri essere il coinvolgimento di un Avvocato e non i fatti per i quali eventualmente risulta indagato. Osservare, infatti, che piuttosto che di un reato di mafia o a questo affine o collegato, si tratti invece di un reato comune come l’abuso di ufficio - reato peraltro in predicato di abrogazione e su cui non avrebbe alcuna competenza la Dda - e che lo stesso venga confuso in un’indagine di ben altro spessore del tutto avulsa dal fatto contestato al professionista, fa sorgere molteplici perplessità».
Infine, l'Ordine degli avvocati esprime «preoccupazione per il clima che sembra ormai avere ad oggetto la Classe Forense, che riveste l’imprescindibile ruolo costituzionale di tutela dei diritti dei cittadini».