C'è anche un avvocato tra le persone indagate in stato di libertà nell'inchiesta "Conquista" condotta dai carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia e coordinata dalla Dda di Catanzaro, che questa mattina ha portato all'esecuzione di sei provvedimenti di fermo per altrettante persone ritenute al vertice del clan Bonavota di Sant'Onofrio.

 

In particolare il legale, Giuseppe Di Renzo, del foro di Vibo, indagato per favoreggiamento aggravato dall'avere agevolato una cosca di 'ndrangheta, è accusato di aver portato fuori dal carcere un pizzino di Andrea Mantella, al vertice della cosca Lo Bianco e ora collaboratore di giustizia, destinato a un imprenditore proprietario di un mattatoio nelle cui vicinanze venne ucciso, il 4 maggio 2004, Raffaele Cracolici.

Proprio grazie a quella testimonianza Mantella evitò l'arresto. Con l'operazione di oggi gli inquirenti ritengono di aver fatto piena luce su quel fatto di sangue, commissionato dalla famiglia Bonavota per eliminare quello che ritenevano di ostacolo all'espansione territoriale sulla zona industriale della cittadina di Maierato.

 

'Ndrangheta, azzerati i vertici del clan Bonavota: sei arresti

 

Nel provvedimento di fermo viene poi contestato un secondo omicidio quello di Domenico Di Leo, avvenuto il 12 luglio 2004, a Sant'Onofrio.    I particolari dell'inchiesta sono stati resi noti nel corso di una conferenza cui hanno partecipato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, l'aggiunto Giovanni Bombardieri, il comandante regionale dell'Arma gen. Andrea Rispoli, il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo col. Gianfilippo Magro e il cap. Valerio Palmieri.   

 

«Un'operazione importante - ha detto Gratteri - perché banco di prova per le prime dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, un pentito fondamentale». Proprio Mantella, nelle dichiarazioni rese al pm Camillo Falvo titolare del fascicolo, avrebbe collocato i due omicidi "nella guerra tra cosche per imporre la propria autorità sull'area di Maierato in forte espansione industriale e commerciale".

«In quest'ottica devono essere letti - ha spiegato Bombardieri - i due attentati alle aziende dell'imprenditore Pippo Callipo. Prima, nel giugno del 2004 all'azienda Giacinto Callipo Conserve Alimentari e poi, nell'aprile 2016 al complesso residenziale Popilia Country Resort. Il fermo si è reso necessario per evitare che soggetti pericolosi si dessero alla latitanza». 

 

In alcune intercettazioni, infatti, è palese la preoccupazione degli affiliati per le dichiarazioni di Mantella. In una conversazione, intercettata dagli inquirenti, un esponente del clan Bonavota rivela: "Micu se ne va… non subito… appena è pronto".

Sospetti che si sono rivelati fondati questa mattina al momento del blitz. Due degli indagati, infatti, già da alcuni mesi non facevano ritorno alle proprie abitazioni e venivano ospitati da alcuni conoscenti. Oltre alle persone raggiunte dal fermo sono state arrestate altre due persone trovate con documenti falsi e una pistola.