La procura di Catanzaro ha chiuso le indagini per gli indagati coinvolti nell’inchiesta Alibante. Sono 31 persone coinvolte, 11 posizioni stralciate. Tra queste anche quella del giornalista Pasquale Motta. La posizione di Motta, quindi, dovrebbe andare verso l'archiviazione. L’ufficio diretto da Nicola Gratteri, infine, ha aggiunto un indagato rispetto all’inizio delle indagini.

L'operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro è stata eseguita dai carabinieri il 3 maggio 2021 e ha coinvolto 19 persone. L'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip distrettuale aveva portato all'arresto in carcere di 7 indagati, 10 erano finiti ai domiciliari, mentre due erano state le interdizioni.

Ecco gli indagati per i quali è stata chiusa l'inchiesta

Carmelo Bagalà
Domenico Aragona
Ferdinando Aragona
Francesca Bagalà
Maria Rita Bagalà
Emilio Barletta
Peppino Calidonna
Francesco Cardamone
Renzo Cardamone
Antonio Cario
Alfredo Carnevale
Giovanni Costanzo
Vincenzo Dattilo
Francesco Antonio De Biase
Luigi Ferlaino
Alessandro Gallo
Mario Gallo
Raffaele Gallo
Antonio Gedeone
Umberto Gedeone
Andrea Gino Giunti
Roberto Isabella
Giovanni Eugenio Macchione
Vittorio Macchione
Antonio Rosario Mastroianni
Vittorio Palermo
Eros Pascuzzo
Benito Provenzano
Alessandro Rubino
Antonio Pietro Stranges
Maria Rosario Virardi

La procura di Catanzaro ritiene gli imputati responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, consumata e tentata, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d’ufficio e turbativa d’asta.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Aldo Ferraro, Vincenzo Belvedere, Francesco Gambardella, Giuseppe Spinelli, Leopoldo Marchese, Antonio Larussa, Giuseppe Zofrea, Salvatore Capavolpe, Ortensio Mendicino, Mario Murone, Pasquale Gigliotti e Ramona Gualtieri.

Le indagini partite da denunce di imprenditori

Le indagini scaturite poi nell'operazione Alibante sono state avviate a seguito della presentazione, da parte di imprenditori lametini, di denunce relative a estorsioni che sarebbero state poste in essere da appartenenti al presunto clan Bagalà, operante sulla zona costiera compresa tra i comuni di Nocera Terinese e Falerna.

Gli elementi acquisiti, con l’ausilio di attività tecniche ed accertamenti patrimoniali, avrebbero consentito di delineare per gli inquirenti gli assetti e l’operatività sul litorale tirrenico-lametino del gruppo capeggiato da Carmelo Bagalà, già attiva fin dagli anni ’80, evidenziando la presenza egemone sul territorio del  sodalizio, manifestata attraverso la commissione di delitti, aggravati dal metodo mafioso, finalizzati alla gestione diretta o indiretta delle attività economiche del luogo, con particolare riferimento alle imprese attive nel settore turistico-alberghiero.

Rapporti illeciti con amministratori comunali

Nel corso delle indagini, la procura ritiene siano emersi anche presunti rapporti illeciti tra il presunto clan ed alcuni esponenti delle amministrazioni comunali di Falerna e Nocera Terinese, con capacità di influenza su processi decisionali, amministrativi ed elettivi. 

Tutti gli indagati raggiunti da avviso di conclusione indagini avranno ora 20 giorni di tempo per chiedere alla procura di essere interrogati o presentare eventuali memorie difensive attraverso i rispettivi legali. Al termine di tale fase la Dda di Catanzaro deciderà per quali indagati inoltrare al Gup richiesta di rinvio a giudizio o l'eventuale archiviazione.