Il sodalizio non nega gli episodi di violenza ma ne ridimensiona il numero: «7 o 8 casi, non certo 60 come dice l’Usb». Poi punta il dito contro l’Asp che non avrebbe destinato alla struttura personale adeguatamente formato: «Il polo non va chiuso ma potenziato»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Giù le mani della Rems di Girifalco. Intorno a questa realtà esiste un progetto di rilancio della psichiatria nazionale che nessuno può fermare, sia chiaro. Smentiamo, quindi, categoricamente il fatto che le aggressioni al personale da parte dei pazienti, siano 60, sarebbe stata chiusa tutta la struttura altrimenti, ma solo sette/otto aggressioni e sottolineano, solo 7/8. A questo punto è evidentemente il pericolo di una strumentalizzazione politica sindacale che respingiamo in toto».
Così si legge in una nota diramata dall’associazione "Emergenza Sanità" intervenuta a difesa della residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza regionale di Girifalco e a commento di un articolo in cui si evidenziano criticità nella sicurezza della struttura. «Purtroppo, avevamo visto bene, quando anni prima dell’apertura – si legge nella nota diramata dal presidente del sodalizio Massimo Pinna - chiedevamo concorsi pubblici ah hoc per personale sanitario specializzato e formato per affrontare la sfida del superamento del regime carcerario puro per i pazienti psichiatrici autori di reato penali».
Lavoro e sicurezza | Detenuti con problemi psichiatrici, il Rems di Girifalco è un inferno per gli operatori: il sindacato chiede la chiusura
«Oggi, i pericoli segnalati dal sindacato autonomo Usb, sono frutto, a nostro avviso, anche di questa mancanza. Infatti – aggiungono – l’Asp di Catanzaro, ha preferito ricorrere alle graduatorie esistenti in Calabria, assumendo poi personale sanitario a tempo indeterminato, diciamo cosi, ‘normale’, o meglio preparato per lavorare un ambiente ospedaliero, ma non, come oggi emerge, in una Rems, che ancora prima di ospitare pazienti di un certo tipo, è un esperimento a carattere nazionale».
Dunque, «ora intervenga l’Asp di Catanzaro, aumentando la sicurezza ma progettando la celere formazione professionale specifica di chi con tanto abnegazione lavora alla Rems, ma che senza strumenti adeguati non può reggere ai gravosi, importanti compiti che la Rems richiede. Respingiamo – sottolineano – ogni tentativo di eventuale o presunta strumentalizzazione politica e/o sindacale, chiediamo non la chiusura, ma invece la messa in campo di azioni concreti che risolvano le problematiche di una struttura che è solo all’inizio e non va assolutamente chiusa, anzi rafforzata per un ulteriore rilancio».
«Chiediamo altresì una verifica sulle misure di sicurezza dal punto di vista progettuale e verificare eventuali anomalie e responsabilità dei progettisti. A nostro avviso - concludono – le soluzioni potrebbero arrivare da un tavolo di confronto tra l’Asp di Catanzaro, il Tribunale e la Polizia Penitenziaria».