Secondo l’accusa i due imputati avrebbero dovuto pretendere che il loro dipendente stesse ad una distanza di sicurezza pari al doppio dell’altezza del fusto
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Il Tribunale di Lamezia Terme ha assolto dall’accusa di omicidio colposo Fedele Aiello e Davide Aiello, con formula perché il fatto non sussiste. Secondo l’accusa i due imprenditori, titolari di una azienda boschiva, nel corso dell’attività lavorativa da loro gestita, avevano provocato per colpa la morte di un loro dipendente che veniva travolto da un albero ad alto fusto poco prima tagliato da uno dei due imputati. Da qui l’accusa di omicidio colposo per non avere preteso che il loro dipendente stesse ad una distanza di sicurezza pari al doppio dell’altezza dell’albero.
Nel corso dell’istruttoria dibattimentale sono stati sentiti sia i carabinieri, intervenuti nell’immediatezza dei fatti, che i funzionari del servizio di prevenzione degli infortuni sul lavoro dell’Asp di Catanzaro, i quali hanno ricostruito quella che sarebbe stata la dinamica dell’incidente in cui ha perso la vita l’operaio, e ciò avevano fatto sulla base delle dichiarazioni che i due imputati, all’epoca, avevano sin da subito reso a sommarie informazioni.
All’esito dell’istruttoria, il difensore degli imputati, l’avvocato Aldo Ferraro, ha dapprima rinunciato a tutti i provi mezzi di prova che aveva chiesto nell’interesse dei due imputati, ed ha quindi eccepito l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese in dibattimento dai verbalizzanti, per avere gli stessi riferito il contenuto delle dichiarazioni che gli erano state riferite dai due imputati nell’immediatezza dei fatti senza l’assistenza difensiva, oltre alla inutilizzabilità della consulenza medico legale che era servita per accertare le cause del decesso, per essere stata depositata quando il termine di durata delle indagini preliminari era già scaduto, chiedendo quindi l’assoluzione degli imputati.
Il Tribunale di Lamezia Terme, condividendo la fondatezza delle eccezioni difensive, e nonostante la richiesta di condanna formulata dal pm a un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno, ha assolto entrambi gli imputati perché il fatto non sussiste.