“Un crollo di quella natura è sicuramente imputabile alla vetustà del manufatto (realizzato alla fine degli anni '60, in un’area soggetta ad attività sismica) e la mancanza di puntuali e periodiche verifiche da parte dell’Anas possono spiegare quanto è accaduto”. Lo ha affermato l’amministratore della società Studio 3A, Ermes Trovò, società specializzata nella responsabilità civile e risarcimento danni a cui si è rivolta la famiglia dell’operaio morto per il crollo della campata del viadotto Italia su un tratto della Salerno-Reggio Calabria.

 

“Non servono commissioni d’inchiesta interne ad Anas - prosegue - servono risposte. La morte di Adrian Miholca è una tragedia che grida allo scandalo e rivendica una presa di coscienza sul grado di sicurezza su tutte le strade del nostro Paese gestite da Anas”.

 

“Pietro Ciucci - ha aggiunto l’amministratore - ha già dimostrato di non essere in grado di rispondere a questioni di tanta gravità, come per il crollo del viadotto appena inaugurato in Sicilia. Mentre da Amministratore di Anas si auto licenzia senza preavviso dal ruolo di Direttore generale (attribuendosi anche una consistente buonuscita), si preoccupi della sicurezza delle strade su cui dovrebbe vigilare, senza fare tanta inutile retorica”.

 

Intanto la società Studio 3A, sta cercando di ottenere, tramite i propri legali, le autorizzazioni dalla Procura di Castrovillari per poter effettuare i sopralluoghi necessari alle rilevazioni tecniche.