Non si ferma l’ondata di protesta degli operai di Fincantieri a Genova dopo la morte di Salvatore Lombardo, il 43enne originario di Vibo Valentia precipitato nel vano ascensore di una nave in costruzione in Fincantieri.
Nella città ligure lo sciopero proseguirà fino a domani per sensibilizzare sul tema della sicurezza sul lavoro, visto il secondo decesso in pochi giorni di un operaio.


Anche numerosi esponenti politici sono intervenuti sulla morte di Lombardo. Il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha parlato di «profonda tristezza» e di «bollettino di guerra» visti i numeri impressionanti di morti sul lavoro: 286 dall’inizio dell’anno.


Enza Bruno Bossio, deputata del Partito Democratico, ha dichiarato che «non è più tempo di parole.
In avvio di legislatura - continua - ho depositato, a seguito della tragedia avvenuta in un cantiere a Crotone dove hanno perso la vita due operai, una proposta di istituzione di una commissione d'inchiesta sulla sicurezza e la tutela della salute nei luoghi di lavoro. L'obiettivo - aggiunge - è che il Parlamento analizzi in profondità il tema e sottoponga proposte di nuovi strumenti di contrasto degli infortuni e prevenzione a tutela delle persone che lavorano. L'auspicio è che tutte le forze politiche possano convergere sulla proposta di questo strumento che ha già raccolto l'adesione di 60 deputati e può diventare presto operativo. Vanno coinvolti tutti i soggetti sociali e istituzionali - conclude - e va promossa una nuova cultura della sicurezza del lavoro».


Anche un altro deputato del Pd, Antonio Viscomi, ha parlato di «un bollettino di guerra che sembra non finire mai. E di fronte al quale le parole hanno il sapore triste dell'inutilità».
«È il lavoro nero a dover essere contrastato – ha proseguito -, non la legge sul caporalato a dover essere rivista, come proprio ieri ha improvvidamente affermato il Ministro degli interni. È una organizzazione del lavoro malata, che produce essa stessa infortuni e malattie, a non poter essere più tollerata. È la disciplina degli appalti che deve essere rivista per evitare quell'incastro di scatole cinesi che serve per abbattere i costi a danno dei lavoratori, ultimo anello della catena. È la dimensione e la rappresentazione collettiva dell'interesse alla sicurezza a dover essere riaffermata e rafforzata. Mettere insieme tutte queste dimensioni della sicurezza sul lavoro è la vera sfida che abbiamo davanti».
«Perciò - ha concluso Viscomi - abbiamo bisogno di un piano strategico nazionale: alla politica il compito di tracciare la cornice, alle parti sociali il compito di disegnare il quadro, lavorando insieme per dire basta al lavoro che porta morte».