Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata firmata dal gip distrettuale di Catanzaro per Antonio Prostamo, 30 anni, e Giuseppe Prostamo, 33 anni, di San Giovanni di Mileto, accusati dell’omicidio ai danni di Francesco Vangeli, il 26enne di Scaliti di Filandari scomparso nella notte fra il 9 e il 10 ottobre dello scorso anno. Regge anche l’accusa di concorso in distruzione e soppressione di cadavere, atteso che – dopo aver occultato in un sacco nero il corpo di Francesco Vangeli in precedenza sparato con un fucile – Antonio Prostamo con il fratello Giuseppe l’avrebbe trasportato con un veicolo sulle rive del fiume Mesima e qui gettato.

 

Viene anche confermata l’aggravante della metodologia mafiosa per entrambi i reati (omicidio e soppressione di cadavere) consistita nel dare alle fiamme la Ford Fiesta con la quale Francesco Vangeli aveva raggiunto la sera del 9 ottobre 2018 l’abitazione di Giuseppe Prostamo a San Giovanni di Mileto e poi nel gettare nel letto del fiume Mesima il corpo ancora agonizzante della vittima, ricorrendo quindi alle modalità tipiche di eliminazione degli avversari utilizzate dalle associazioni di stampo mafioso attraverso il ricorso alla c.d. “lupara bianca”, così da impedire il ritrovamento del corpo.

 

Contestato anche il reato di detenzione e porto in luogo pubblico di armi comuni da sparo (reati aggravati dalle finalità mafiose) ed in particolare di una pistola calibro 7,65 completa di caricatore che, nel corso dell’anno 2017, i fratelli Antonio e Giuseppe Prostamo avevano affidato a Francesco Vangeli affinché la conservasse per loro conto (arma funzionante rinvenuta in occasione di una perquisizione effettuata il 12 ottobre 2018 a San Giuliano Terme). Anche per il gip distrettuale, come già sostenuto dai pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci e Antonio De Bernardo, non si tratta di un fatto di sangue con la “connotazione esclusiva di un omicidio passionale”. Alla base – secondo il gip distrettuale – anche debiti di droga e delle armi.

 

Restano indagati a piede libero: Alessio Porretta, 23 anni, di Filandari, accusato di favoreggiamento personale nei confronti dei fratelli Prostamo, il quale – da amico di Francesco Vangeli - avrebbe condotto quest’ultimo a casa dei Prostamo “consapevole delle intenzioni dei due fratelli”; Fausto Signoretta, 28 anni, di Nao di Ionadi, pure lui amico di Francesco Vangeli ed accusato di favoreggiamento personale nei confronti dei Prostamo, avrebbe invece cercato “di sfruttare i propri collegamenti con la famiglia Mancuso di Limbadi per mediare con i Prostamo nel tentativo di placare gli animi”.

 

Anche Fausto Signoretta è accusato di essersi recato la notte dell’omicidio a San Giovanni di Mileto, ma in un momento temporale differente rispetto a Vangeli e a Porretta. In tale occasione sarebbe stato aggredito fisicamente dai Prostamo al fine di cacciarlo dalla loro abitazione”. Antonio Prostamo è quindi accusato del reato di percosse ai danni di Alessia Pesce, 20 anni, la ragazza contesa con Francesco Vangeli, pure lei indagata per il reato di false dichiarazioni al pubblico ministero.