Il fatto di sangue, probabilmente non legato a logiche di 'ndrangheta, avvenuto in pieno centro e per il quale i due rei confessi sono già in carcere
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Uno speronamento e poi l’inseguimento con le pistole, ben quindici colpi sparati che hanno lasciato a terra Luigi Trovato e ferito gravemente il fratello Luciano e Pasquale D’Angela. Non sono ancora certe le motivazioni dietro all’omicidio avvenuto alle 19 di lunedì sette marzo a Lamezia Terme, in pieno centro, a piazza Borrelli, ma pare appurato che non si trattasse di dinamiche di ‘ndrangheta, a faide tra cosche avversarie o a un regolamento di conti.
Un omicidio di rabbia che ha portato ad un breve inseguimento e poi alla fuga dei due presunti assassini. Claudio Paola e Antonio Monteleone nemmeno due ore dopo erano dai carabinieri, nella caserma di via Marconi, a costituirsi, a confessare l’omicidio.
Con sé avevano anche i borsoni già pronti per il carcere. Nel frattempo il luogo era ancora presidiato dagli uomini dell’Arma, della Polizia di Stato e della Municipale e con le torce si cercavano tutti i bossoli. La zona era stata interdetta al traffico e alle persone con il classico nastro rosso bianco e lungo le strisce pedonali campeggiava vivo sotto i lampeggianti una macchia di sangue.
È un luogo centrale e trafficato quello in cui è avvenuto l’omicidio, a pochi passi dal Palazzo di Giustizia e dall’ex Saub. Una zona ad alta densità anche di telecamere di videosorveglianza vista la presenza di esercizi commerciali. I due sapevano di non avere scampo e di fatto, tra i frame scaricati e raccolti, gli uomini dell’Arma hanno visto tutta la dinamica dell’omicidio.
Paola e Monteleone si trovano attualmente nel carcere di Catanzaro. Per loro le accuse sono di concorso in omicidio volontario e tentato omicidio volontario plurimo. Resta in prognosi riservata, ricoverato all'ospedale Pugliese di Catanzaro, uno dei due feriti, mentre l’altro è stato dimesso poco dopo l’accaduto.