FOTO-VIDEO | Gli uomini del reparto subacquei dei carabinieri di Messina stanno utilizzando i metal detector per recuperare la pistola in base alle indicazioni rese durante la confessione e l'interrogatorio di garanzia
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Si sono calati dalle prime luci del mattino nel torrente Piazza gli uomini del Nucleo Subacqueo dei Carabinieri di Messina. Cercano la pistola utilizzata una settimana fa per il delitto di Luigi Trovato e il ferimento di Luciano Trovato, il fratello, e di Pasquale D’Angela. A dare indicazioni sono stati gli stessi killer rei confessi Antonio Monteleone e Claudio Paola che si sono costituiti ai carabinieri a poche ore dal fatto per poi riammettere tutto al gip durante l’interrogatorio che ha portato alla convalida dei loro arresti. Con i metal detector i subacquei hanno per ore sondato le acque gelide del fiume, cercato tra le sterpaglie e i rifiuti. Un fiume non facile quello del Piazza, pieno di sassi e impervio, con vegetazione a ostacolare le ricerche.
L’arma potrebbe essere stata portata via dalla corrente oppure essere rimasta incagliata tra le rocce o, ancora, impigliate nei rami di qualche arbusto. Si tratta dello stesso torrente dal quale nel 2012 si gettò un uomo, Vincenzo Pronestì, il cui corpo non fu mai ritrovato. Intanto, come da indicazione della Prefettura, è aumentata in città la presenza delle forze dell’ordine, un segno dello Stato dopo un gesto allarmante quanto quello accaduto la scorsa settimana.
Un omicidio alle 19 di sera, colpi di pistola all’impazzata, un’esecuzione dal tettuccio di un’automobile. Il tutto nel pieno centro cittadino. Si dice che le logiche di ‘ndrangheta stavolta non c’entrino ma scontri a mano armata e inseguimenti tra la gente sotto una pioggia di proiettili fanno paura