Mentre la città è piena di posti di blocco e forze dell’ordine e la movida stenta a ripartire, le indagini sull’omicidio in pieno centro di Luigi Trovato e il ferimento del fratello Luciano e di Pasquale D’Angela, avvenuto lo scorso sette marzo, si arricchiscono di nuovi particolari, nonché di nuovi capi d’accusa che ricadono stavolta sullo stesso deceduto e i due feriti.

Secondo quanto emerso dalla confessione di Claudio Paola e Antonio Monteleone, nonché dalle indagini condotte dai Carabinieri del Gruppo di Lamezia, guidato dal tenente colonnello Molinari, poco prima dell’omicidio, di quella scarica di proiettili all’impazzata che solo per un miracolo non ha causato qualche morto in strada tra i passanti, ci sarebbe stato lo speronamento delle due auto su cui viaggiavano i due.

Ecco perché per i fratelli Trovato e D’Angela ora si parla di violenza privata in concorso. In sostanza, tutti e tre avrebbero costretto l’auto su cui viaggiavano Paola e Monteleone a fermarsi speronandola e tamponandola con due automobili. Ma gli screzi ci sarebbero stati da tempo e avrebbero visto proprio i rei confessi dell’omicidio nella veste di vittime.

Intanto proseguono le indagini, i rilievi tecnici e lo studio delle telecamera di videosorveglianza. Diversi gli aspetti da chiarire.