Emergono anche i tentativi dei familiari di Antonio Pontoriero (unico indagato per l'omicidio di Soumaila Sacko), una volta convocati dai carabinieri dopo la notifica del sequestro della Fiat Panda del congiunto (difeso dall'avvocato Franco Muzzopappa) e intercettati, di concordare delle versioni. In un passaggio della conversazione i familiari fanno dei cenni al togliere il colpo dopo aver sparato «quando sparano tolgono il colpo… toglilo questo colpo!», il cui riferimento – secondo l’accusa – sarebbe collegabile alla circostanza che sulla scena del crimine sia stato rinvenuto proprio un bossolo finito in un cespuglio di fianco al punto di esplosione dei colpi.

«Dobbiamo trovare il giornalista giusto...»

In un altro passo della conversazione intercettata emergerebbe anche la volontà della sorella dell'indagato di “coprire” il fratello non “cantando” nulla: «Io non gli “canto” niente… io gli dico che mio fratello è un lavoratore». Nel proseguire la conversazione, tra Francesco e Luciana Pontoriero, si evincerebbe anche la preoccupazione della famiglia per la rilevanza mediatica che la vicenda stava prendendo, valutando altresì la possibilità di orientare l’informazione mediante “un qualche giornalista buono”. «Dobbiamo trovare il giornalista giusto... Eh..lo paghiamo!... si giusto... questo si!... per questo ci impegniamo... adesso vediamo le cose come vanno, qua adesso ci sta troppo movimento».


E difatti il caso è scoppiato a livello nazionale. All’indomani della tragedia i migranti ospiti della tendopoli di San Ferdinando, dove alloggiava anche Soumaila, hanno dato vita ad una protesta chiedendo giustizia per il 30enne freddato e maggiore attenzione per le condizioni in cui sono costretti a vivere. Sindacati, associazioni e movimenti hanno organizzato mobilitazioni e manifestazioni in tutta Italia e reazioni indignate sono arrivate da istituzioni politiche e culturali di ogni genere. Una vicenda che ha scosso non solo una comunità ma tutto un paese.

LEGGI ANCHE: