La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha revocato la misura degli arresti domiciliari e applicato la misura della libertà vigilata nei confronti di Evangelista Russo, già condannato in primo grado all’ergastolo quale mandante dell’omicidio di Francesco Rosso, giovane di Simeri Crichi assassinato a colpi d’arma da fuoco nella macelleria di famiglia nell’aprile del 2015.

La perizia psichiatrica

La stessa Corte, prima dell’avvio del processo di secondo grado, aveva disposto una perizia psichiatrica per valutare la capacità di Evangelista Russo di affrontare il dibattimento. Oggi la Corte ha sospeso il procedimento a suo carico con una verifica semestrale delle condizioni di salute e della persistenza dell’incapacità determinata da una patologia degenerativa e irreversibile tale da renderlo inidoneo ad affrontare la seconda fase processuale.

Il divieto di avvicinamento alle parti offese

In attesa di una eventuale riapertura del processo, resterà in regime di libertà vigilata. La Corte ha inoltre disposto il divieto di avvicinamento alle parti offese ad una distanza inferiore ai 500 metri

Le condanne

Nel corso della precedente udienza erano state discusse anche le posizioni dei presunti fiancheggiatori, coloro i quali avrebbero fornito aiuto nelle fasi preparatorie dell’omicidio. Oggi la Corte ha emesso sentenza nei confronti di Francesco Mauro, ex dipendente di Russo, condannato a 30 anni di reclusione (la Procura aveva chiesto una condanna a 30 anni, in primo grado inflitto l’ergastolo); Antonio Procopio è stato condannato alla pena di15 anni e 4 mesi di reclusione (la Procura aveva chiesto 16 anni, in primo grado condannato all’ergastolo); Gregorio Procopio è stato condannato a 30 anni (la Procura aveva chiesto una condanna a 30 anni, in primo grado una condanna all’ergastolo) e, infine, Vincenzo Sculco è stato condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione (la Procura aveva chiesto una condanna a 16 anni di reclusione, in primo grado era stato condannato a 24 anni).

La lettera di confessione

Antonio Procopio nella precedente udienza aveva inoltre depositato una lettera con la quale si dichiarava colpevole accusando anche gli altri imputati dell’omicidio. La Corte d’Assise d’Appello ha operato una riduzione applicando lo sconto di pena derivante dalla scelta del rito abbreviato intervenuta in secondo grado ma solo in relazione all’applicazione della pena a seguito del riconoscimento del mancato deposito da parte della Procura di atti che avrebbero indotto in primo grado gli imputati a optare per il rito abbreviato.

Le accuse

Secondo quanto ricostruito dalla Corte d'Assise, Evangelista Russo è stato riconosciuto il mandante dell’omicidio di Francesco Rosso a causa «dei conflitti e i profondissimi dissapori con la famiglia Rosso e, in specie, con Antonio, padre della vittima risalenti nel tempo, sfociate anche in reciproche aggressioni fisiche». Russo commissionando il delitto di Francesco Rosso avrebbe soddisfatto «la sua vendetta mentre i suoi complici hanno agito per motivi prettamente economici. Russo nutriva profondo odio nei confronti di Antonio Rosso, che nel corso degli anni non aveva celato sicché scegliendo di colpire il figlio ha arrecato al suo nemico un dolore altrettanto enorme raggiungendo il suo unico obiettivo».

Evangelista Russo e Gregorio Procopio sono stati difesi dall’avvocato Pietro Funaro; Vincenzo Sculco è stato difeso dall’avvocato Gregorio Viscomi; Francesco Mauro è stato difeso dagli avvocati Salvatore Iannone e Rita Parentela; Antonio Procopio è stato difeso dall’avvocato Rocco Spino. Le parti civili sono state rappresentate nel processo dagli avvocati Nunzio Raimondi, Piero Mancuso, Manuela Costa, Claudia Macrì.