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Dopo cinque anni dall’efferato omicidio di Ferdinando Rombolà, ucciso nel pomeriggio di domenica del 22 agosto del 2010 nella spiaggia di Soverato sotto gli occhi della moglie, del figlio di un anno e mezzo e di tanti turisti, la Dda di Catanzaro è riuscita ad individuare movente, mandanti ed esecutori del delitto che si inserisce in una faida tra i Sia- Tripodi- Procopio e la cosca Gallace. Sono stati i carabinieri del nucleo investigativo di Catanzaro a notificare quattro richieste di custodia cautelare in carcere a carico di Fiorito Procopio, Michele Lentini, Vincenzo Bertucci,Antonio Pantaleone Gullà, già detenuti per altri reati. I particolari dell’operazione sono stati resi noti questa mattina nel corso di una conferenza stampa dai procuratori aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto, dal tenente colonello Alceo Greco e dal comandante provinciale dei carabinieri Ugo Cantoni. Il cerchio sull’omicidio di Rombolà è stato chiuso grazie ad attività tecniche e alle dichiarazioni di due pentiti, quelle di Bruno Procopio che risulta indagato in questa operazione, autoaccusatosi di essere stato alla guida della moto a bordo della quale fuggì il killer Gullà che con due armi nelle mani sparò una raffica di colpi per poi dileguarsi. Dichiarazioni che avevano già portato la Dda a chiedere invano Sarebbe bastato ricevere l’informazione che la vittima era uno degli autori dell’omicidio di Vittoria Sia per farlo fuori. In un posto che potesse destare scalpore e dove la vittima fosse senza difese. E non era la prima volta che i killers avevano cercato di ammazzare l’uomo dei Gallace, Rombolà, buttafuori nei locali di professione, in quella stessa spiaggia nei pressi di un noto lido del Soveratese e solo per un caso fortuito non c’erano riusciti. Un omicidio programmato, pianificato per vedetta e che ha consentito alla Dda di Catanzaro di ricostruire una catena di sangue che parte dal 2008, quando il clan soveratese Sia-Procopio-Tripodi venne dimezzato grazie anche all'operazione antimafia "Show down" e che nel giro di un anno portò a quindici omicidi tentati e consumati, iniziati con la morte di Carmine Novella a Milano, poi via via quelli di Damiano Vallelunga, Pietro Chiefari, il tentato omicidio e l’omicidio di Vittorio Sia, il tentato omicidio di Giuseppe Procopio, l’assassino di Salvatore Vallelunga, il duplice omicidio Grattà e gli omicidi di Giuseppe Todaro Domenico Chiefari e dello stesso Rombolà.